Come anticipato da più fonti nei giorni scorsi, il presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva ha negato all’Italia l’estradizione di Cesare Battisti, l’ex militante dei Pac (Proletari armati per il comunismo) condannato all’ergastolo per quattro omicidi negli anni Settanta.
La decisione di Lula era già stata annunciata nei giorni scorsi ed è arrivata oggi proprio in concomitanza con l’ultimo giorno del suo mandato.



Lula ha accolto le argomentazioni contenute in un parere di 70 pagine trasmessogli ieri dalla Avvocatura. In questo testo si afferma che, secondo l’articolo 3 del trattato bilaterale, per il no all’estradizione al presidente basta avere “ragioni per supporre che la persona reclamata (dall’altro Stato) sarà sottoposta ad atti di persecuzione e discriminazione per motivi di razza, religione, sesso, nazionalità, lingua, opinione politica, condizione sociale o personale. Oppure che la situazione possa essere aggravata da uno degli elementi summenzionati”.
Ma è ancora presto per mettere la parola fine alla questione. Il ministero della Giustizia brasiliano dovrà chiedere al Tribunale Supremo dell’Unione di scarcerare Battisti. La decisione dell’alta corte, tuttavia si farà attendere. Il presidente del Supremo, Cezar Peluso, ha lasciato intendere che aspetterà la fine delle ferie di febbraio prima di esprimersi a riguardo.
Per l’Italia, poi, c’è la possibilità di presentare un nuovo ricorso. Roma l’aveva già esposto in precedenza, ottenendo ragione da parte della stessa Corte Suprema. Ora potrebbe sostenere che è stato violato il trattato di estradizione tra i due paesi.



Subito dopo l’annuncio della mancata estradizione è stata diffusa una nota del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: "Esprimo profonda amarezza e rammarico per la decisione del Presidente Lula di negare l’estradizione del pluriomicida Cesare Battisti nonostante le insistenti richieste e sollecitazioni a ogni livello da parte italiana. Si tratta di una scelta contraria al più elementare senso di giustizia. Esprimo ai familiari delle vittime tutta la mia solidarietà, la mia vicinanza e l’impegno a proseguire la battaglia perché Battisti venga consegnato alla giustizia italiana. Considero la vicenda tutt’altro che chiusa: l’Italia non si arrende e farà valere i propri diritti in tutte le sedi".
È indignato Roberto Torregiani, figlio di Pierluigi, il gioielliere assassinato da Battisti nel 1979, alla notizia della mancata estradizione dell’ex terrorista, che definisce "una presa in giro". "Le motivazioni non si comprendono proprio. Resta una grande amarezza – afferma il figlio di Torregiani all’Adnkronos- A questo punto credo che il boicottaggio del Brasile sia l’unico modo per fare capire che ci siamo e contiamo". E ha già pronta la sua risposta a Lula, con un sit in di protesta il prossimo 4 gennaio, davanti all’Ambasciata brasiliana a Roma. "L’Italia tutta unita – dice Roberto Torregiani – deve scendere in piazza. Estendo la partecipazione anche ai politici, di destra e di sinistra".
 

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