Almeno dieci vescovi sarebbero stati rapiti e deportati a Pechino per partecipare all’assemblea dell’Associazione patriottica cattolica cinese. La finta chiesa amica del regime e non riconosciuta dal Vaticano.

I monsignori sarebbero stati prelevati a forza dalla polizia che li ha condotti dalle loro sedi sino alla Capitale per il raduno (che si chiuderà il 9 dicembre) che ha come obiettivo quello di arrivare all’elezione del presidente nazionale dell’Associazione patriottica e del presidente del Consiglio dei vescovi cinesi, due organismi inaccettabili per i cattolici perché mirano all’edificazione di una Chiesa indipendente, staccata dal Papa.



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Uno dei vescovi, monsignor Giuseppe Li Lian Gui, titolare della diocesi di Xian Xian, sarebbe riuscito a fuggire e ora è ricercato dalla polizia in tutto il Paese come un “pericoloso criminale”. La denuncia arriva da autorevoli fonti della Chiesa cattolica cinese che segnalano il clima di grave violazione della libertà religiosa cresciuto nelle ultime settimane nel Paese.



 

L’Assemblea, afferma l’agenzia di stampa della Santa Sede “Asianews”, “è stata rimandata per almeno quattro anni perché i vescovi ufficiali, in obbedienza alle indicazioni della Santa Sede, hanno sempre rifiutato di parteciparvi”. Da qui oggi il trasferimento forzato.

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