Continua il diario di Fiammetta Cappellini, cooperante di Avsi ad Haiti. Sono passati poco più di venti giorni dal violento terremoto che ha colpito Haiti e in particolare la capitale Port-au-Prince, facendo centinaia di migliaia di vittime e riducendo la popolazione superstite, che già viveva in condizioni difficili e di grande povertà, in uno stato di ulteriore sofferenza. Ma a ben guardare, come ha avuto modo di raccontare Fiammetta nelle sue lettere, se non ci si lascia troppo ingannare dalla apparenze della miseria economica e della distruzione, si scopre in chi è rimasto una tenacia e un attaccamento alla vita che hanno molto da insegnarci.
Al campo si lavora senza sosta, ma la buona volontà non basta, perché il disastro è troppo grande. Accade così che siano le circostanze a far intravedere un lampo di quella benevolenza che il nostro animo mai si aspetterebbe: «piccole cose – racconta Fiammetta – che in altri momenti non avrebbero avuto grande significato e che invece ora diventano decisive». Come un aiuto insperato, o il maltempo che incredibilmente si allontana.
2 febbraio, Port-au-Prince, Haiti
A volte capita che anche nelle peggiori situazioni ci arrivino dei segnali di speranza, delle piccole cose che in altri momenti non avrebbero avuto grande significato e che invece nel contesto del momento diventano decisive.
Tra ieri e oggi sono capitati ben due episodi.
Il primo: ieri il cielo si è rannuvolato in modo preoccupante, grossi nuvoloni neri che qui vogliono dire una sola cosa: pioggia torrenziale. Siamo stato nervosi tutto il giorno, pensando ai nostri tendoni blu, cosi precari, di fronte alla violenza delle piogge caraibiche… Invece! Miracolo! Non è piovuto! D’accordo, lo so, voi direte che capita un sacco di volte, ma non qui: quando da queste parti si rannuvola così, piove SEMPRE. Quindi davvero abbiamo tirato un sospiro di sollievo!
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Il secondo episodio: da giorni litigo col personale dicendo di non mandare amici e conoscenti a portare il curriculum perche in questo momento abbiamo bisogno di assistenti sociali, formati, capaci, con esperienza. E null’altro. E da giorni infatti non intervisto altro che queste persone. In vece oggi, a sorpresa, proprio mentre i bambini per l’ennesima volta chiedevano a gran voce la scuola, mi si materializza davanti un ex impiegato direttore didattico che non vedevo da almeno tre anni. E cosa mi dice? Che la scuola non c’è più e lui non potrà più insegnare, e che ha perso la casa e ora vive con tutta la famiglia nel nuovo campo sulla route neuve. Beh, sembrava fatto apposta. Lo abbiamo ingaggiato immediatamente e da domani… si comincia! Il solito Jean Philippe ha scovato tre casse di libri e quaderni e Simone ha promesso che monterà a tempo di record altre due tende. Domani, scuola. Non vediamo l’ora!
Fiammetta