Fiammetta Cappellini, cooperante Avsi ad Haiti, invia a ilsussidiario.net una nuova puntata del suo diario. Le tende blu all’interno degli accampamenti permettono di curare le persone, a cominciare dai bambini, che per la prima volta dopo il terremoto tornano a fidarsi e a incontrare persone che si prendono carico di loro.



3 febbraio, Port-au-Prince, Haiti

Ieri è stata la giornata di Chiara, il nostro pediatra. Ha visitato almeno 200 bambini del campo di Place Fierté e anche alcune mamme. La sua dedizione e la sua esperienza decennale in Nigeria e altri Paesi del continente africano si è proprio vista all’opera.

Nell’ambulatorio che abbiamo avviato nella tenda donata dalla Protezione civile italiana, con farmaci che si è procurata chiedendo in qualche tenda dei donatori (anche gli uffici ONU sono allestiti in tende), con un assistente medico volontario argentino reclutato allo stesso modo, ha passato al setaccio una prima parte dei più piccoli e di quelli che hanno bisogno di cure. Chiara ha coinvolto anche il nostro staff locale di infermieri e agenti di salute comunitari.



La nostra équipe era entusiasta, tanto che Simone (che non è medico, neppure infermiere, ha studiato tutt’altro!) ha detto che desidera dedicarsi ai progetti di salute. Dice che danno molta più soddisfazione che quelli educativi, si vedono subito i risultati e le persone sono subito contente.

Per chi vive in condizioni di necessità, sentirsi oggetto di cura, sapere che c’è qualcuno di cui fidarsi che si fa carico di te restituisce alla tua persona quel valore che era rimasto sepolto sotto le macerie.

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Così, dal campo vicino, quello di cui tra poco dovremo occuparci (sono 3.500 persone di cui nessuno si è ancora preoccupato, cosa facciamo, li lasciamo lì?) sono venuti a dire che anche loro vogliono la tenda. Noi ci siamo stupiti perchè ci aspettavamo che volessero il medico. Ma poi chiedendo se volevano anche loro la tenda blu, ci hanno risposto di sì, volevano "la tenda blu, quella con dentro il dottore…". Allora abbiamo capito meglio: sono venuti a chiederci "la tenda blu", riferendosi all’ambulatorio, cioè tenda ma anche quel che c’era dentro, medici e infermieri e farmaci!

I colleghi dall’Italia mi hanno fatto avere la lettera aperta che Giulia, Federica, Francesco e Teresa mi hanno scritto nell’ambito di un approfondimento sui terremoti. Hanno scritto delle iniziative loro e dei loro compagni nella loro scuola, il Malpighi di Bologna, per sostenere le azioni a favore di Haiti.
Sono molto grata per me, per AVSI e anche per questo popolo; è veramente bello vedere che ci sono ragazzi che si preoccupano del bene degli altri, del bene comune, che sanno apprezzare i beni di cui godono (come i cellulari ultimo modello!) ma sanno anche pensare che altri coetanei lottano per le cose più scontate, come cibo, acqua, casa, scuola.

Questo filo che ci lega ci porta molta letizia e ci sostiene. E in fondo ci ricorda che è proprio nella natura dell’essere umano il desiderio di contribuire a un mondo migliore, dove tutte le persone possano esprimere la propria dignità. Peccato che sia necessario un tremendo terremoto per ricordarci questa tensione che ci è donata in quanto esseri umani.

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DEI RAGAZZI DELLA SCUOLA MEDIA MALPIGHI DI BOLOGNA

Carissima Fiammetta,

                   abbiamo letto i tuoi diari in cui racconti ciò che hai visto tu lungo le strade di Haiti, tra la gente. Sappiamo che hai trovato e aiutato quattro fratellini dispersi e che hai già trovato 60 dei tanti bambini adottati a distanza mediante l’Associazione AVSI di cui tu sei cooperante, che ospiti oltre 300 bambini mentre i genitori vanno a cercare parenti e le proprie cose e ti ringraziamo perché ci hai fatto capire meglio cosa è accaduto ad Haiti.

Noi vediamo le immagini in TV ma tu vedi cosa fa la gente durante tutto il giorno. Dalle immagini noi non ci rendiamo “veramente” conto della situazione in cui state vivendo, ma sappiamo lo stesso dalle tue lettere che tutti i giorni vi muovete per fare qualcosa per i terremotati: cercate i dispersi, riuscite a trovare cibo, acqua, date alloggio a chi non ne ha e, in qualche modo, un aiuto “da vicino”.

Guardando immagini e video, ci siamo accorti che i bambini di Haiti si accontentano e sono felici con niente rispetto a noi, che abbiamo anche il coraggio di chiedere l’ultimo nuovo cellulare. Siamo rimasti molto colpiti da questo comportamento. Abbiamo anche sentito dire in TV che i bambini feriti si lasciano curare senza piangere: devono aver proprio sofferto molto! Sappiamo che hai deciso di rimanere ad Haiti per aiutare i bambini e le loro famiglie invece di tornare in Italia con tuo figlio, mentre qui avresti potuto ritrovare una vita “facile e normale”.

 

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DEI RAGAZZI DELLA SCUOLA MEDIA MALPIGHI DI BOLOGNA

Abbiamo immaginato cosa proveremmo noi nei vostri panni, pensiamo a tutte le cose che alcuni di voi hanno perso: la famiglia, gli amici, la casa, la scuola, senza pensare a quanto la gente fosse povera già prima del terremoto. Ma come farete a continuare a vivere? Grazie anche al tuo aiuto e alla tua associazione, molti riusciranno a ricostruirsi una vita in cui avranno una nuova casa e riuniranno la famiglia, ma non riusciranno mai a dimenticare quel giorno, quindi hai fatto proprio bene a rimanere perché quella gente non si senta abbandonata.

I nostri insegnanti ci hanno proposto due iniziative che abbiamo accettato volentieri. Molti di noi hanno inviato col cellulare uno o più messaggi ai numeri suggeriti per sostenere la Croce Rossa. Inoltre nella nostra scuola è in atto una lotteria il cui ricavato verrà donato alla tua associazione. Era stata organizzata per sostenere la scuola, ma ora è più importante aiutare voi, così i ragazzi del liceo si stanno molto impegnando nella vendita dei biglietti e anche noi abbiamo pensato di dare il nostro contributo. Salutiamo te e tutti gli haitiani, in particolare i bambini. Giulia Martera, Federica Babbi, Francesco Del Conte e Teresa Babini.

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