La vita procede, a Port-au-Prince. I campi, pieni di sfollati, sono tenuti in piedi e organizzati dai volontari delle ong e delle forze di soccorso. La precarietà rimane, ma una sistemazione, anche provvisoria, permette di ritrovare quel minimo di stabilità e di normalità di cui la vita ha bisogno per andare avanti. Lo ha scritto più volte Fiammetta, cooperante di Avsi ad Haiti, nel suo diario: difficile non è sgombrare le macerie o tirar su case nuove, ma ricostruire la speranza, soprattutto di chi non ha niente. Ecco perché ricominciare la scuola, come è accaduto ieri, è tutt’altro che scontato.
4 febbraio, Port-au-Prince, Haiti
Oggi al campo sfollati di Place Fierte (si vede anche su google hearth!) è iniziata la scuola. Con quattro giorni di ritardo sul calendario, a 23 giorni dalla catastrofe. Con il direttore che non vedevo da tre anni e i tre bauli di libri.
Due tende pluriclasse: prima, seconda, terza e quarta quinta sesta. Sono un po’ fitti i ragazzini, ma nei prossimi giorni montiamo altre due tende della Protezione civile per suddividerli.
A Martissant, l’altro quartiere dove AVSI fa accoglienza e sostegno ai senzatetto, quando siamo arrivati alla piccola struttura dove siamo basati, c’era un gruppo di una decina di mamme con i loro neonati in braccio. Bimbi nati dopo il terremoto. Hanno accolto Jean Philippe e me dicendo: “Ci han detto che questo è l’ufficio delle mamme”. Cioè hanno identificato quel luogo come un punto cui poter appoggiare se stesse e la propria maternità.
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Abbiamo dato loro un materasso, lenzuola, bacinelle. Per domani prepareremo per loro degli alimenti: abbiamo ricevuto un piccolo stock di “razioni k”. Sì, quelle dei militari! Le apriremo e le prepareremo adeguatamente al loro essere mamme e non militari, poi gliele daremo. Dobbiamo fare in modo che si nutrano per poter allattare i loro bambini, altrimenti con l’acqua così inaccessibile e così impura, alimentare i neonati diventa un’impresa.
Le persone adulte vanno sostenute. Spesso ne incontriamo alcune evidentemente perse. Non hanno punti di riferimento, vagano nel campo senza meta o orientamento. Hanno perso i loro punti cardinali. Per questo si possono capire coloro che stanno con le loro tende improvvisate davanti alle macerie della propria casa: è una parte del loro vissuto fisicamente presente, anche se inagibile o ridotta in macerie.
Per questo stiamo organizzando i lavori, attrezzandoci per iniziare a fare in modo che ciascuno trovi un compito. Come costruttori di cattedrali.
Fiammetta