Fiammetta Cappellini regala a ilsussidiario.net un’altra pagina del suo diario da Haiti, dove continua lavorare per Avsi da prima del terribile sisma che ha messo in ginocchio il Paese e la popolazione.

Il lavoro è reso ancora più duro dalla notizia della scomparsa di una cara amica, Cecilia. Il suo sacrificio, però non è stato vano per i colleghi e per chi ha avuto la fortuna di incontrarla.



8 febbraio, Port-au-Prince, Haiti

Carissimi,

Ieri è stata una giornata triste: in Italia sono stati celebrati i funerali della mia amica Cecilia.

Lavorava alla Minustah, si occupava di risoluzione della violenza comunitaria. Noi di Avsi insieme a lei stavamo preparando un progetto per il reinserimento sociale dei bambini legati alle bande armate, da realizzarsi a Cité Soleil.



Giovedì 14 gennaio sarebbe partita in vacanza. Ci eravamo salutate pochi giorni prima. Invece è andata diversamente. Il 12 gennaio alle 5 era ancora in ufficio. Purtroppo. Quando abbiamo saputo della sua morte.

È stato un duro colpo per tutti noi. Cecilia era una persona positiva, che credeva nel suo lavoro e amava questo Paese. Lascia un grande vuoto e una grande nostalgia in tutti noi. Avremmo voluto esserci anche noi a salutarla. Ma abbiamo la nostra missione da realizzare qui. Quella stessa missione in cui anche lei credeva. Sono certa che avrà capito perche noi non c’eravamo.

CLICCA IL SIMBOLO >> QUI SOTTO PER CONTINUARE LA LETTURA DELL’ARTICOLO



Oggi a Cité Soleil abbiamo ricevuto la visita di un’importante esperta di Unicef sulla nutrizione. È rimasta attonita vedendo le difficili condizioni di vita della gente, dei bambini, soprattutto. Ma è rimasta anche stupita nel vedere la solidarietà dei piccoli gesti, di una mamma che ne aiuta un’altra a lavare e cambiare il suo bambino perche l’altra è troppo stanca per farlo.
Sono contenta che questa signora abbia potuto vedere con i propri occhi il coraggio e la determinazione di questo popolo, che non si lascia sconfiggere nemmeno da questa tragedia.

La signora di Unicef guardava i nostri bambini e forse pensava ai suoi protocolli e alle sue statistiche, nelle quali non si trova modo per quantificare l’importanza della solidarietà. Io invece oggi guardando i nostri bambini e le nostre mamme, pensavo a Cecilia, a quanto amava i bambini. Pensavo che il suo sacrificio non è stato inutile, che la sua vita ha avuto un significato grande, quello di insegnarci a sperare senza arrendersi nemmeno nelle situazioni piu difficili.

Vorrei poter dire ai genitori di Cecilia, che non conosco, che gli haitiani ce la faranno, e sarà anche merito di chi, come Cecilia, ha sempre creduto in loro.

Arrivederci Cecilia, que la terre te soit légère.

Fiammetta

Leggi anche

LA STORIA/ Renald, 10 anni e un albero piantato: così rinasce HaitiDIARIO HAITI/ Fiammetta: gli occhi pieni di speranza mi fanno vincere la fatica di ogni giornoDIARIO HAITI/ Il racconto: il dolore continua tra le macerie ma la carità lavora a luci spente