In Gran Bretagna è montata una comprensibile indignazione contro gli episodi di pedofilia commessi da preti cattolici. Questa indignazione si sta trasformando in un vero e proprio bombardamento mediatico quotidiano contro lo stesso Pontefice, culminato nella manifestazione di protesta tenuta ieri, domenica 28 marzo, davanti alla cattedrale cattolica di Westminster a Londra, per chiedere nientedimeno che le dimissioni del Papa.



Qualcosa però non quadra. Prima di capire cosa non convince è comunque doveroso premettere che l’odioso fenomeno della pedofilia appare ancora più odioso e deprecabile quando coinvolge religiosi, e che sarebbe stato certamente meglio adottare prima la linea rigorosa e severa di Benedetto XVI in materia.

Detto questo, qualche riflessione, però, dovrebbero farla anche Oltremanica. Il governo britannico è riuscito a superare persino la mitica Scandinavia per quanto riguarda la visione progressista in tema di educazione sessuale. Mi spiego meglio. Dal prossimo anno scolastico quella materia diventerà obbligatoria in tutte le scuole elementari del Regno Unito, e non solo, come accade oggi, in quelle più “avanzate”. Sparirà ogni autonomia scolastica ed il programma verrà unificato a livello centrale. I bambini di 5 anni dovranno «conoscere per nome le singole parti del proprio corpo connesse alla riproduzione sessuale», dovranno parlare di «affetti ed amicizie», ed affrontare temi specifici quali la masturbazione. Per i più grandicelli (9-16), si parlerà di contraccezione, aborto, omosessualità, transessualità, et similia.



In questo il governo pare aver preso sul serio il rapporto delle Nazioni Unite, redatto lo scorso giugno dall’Unesco, nelle cui 98 pagine viene spiegata la necessità che ai bambini, fin dall’età di 5 anni, venga impartita un’approfondita educazione sessuale, facendo loro capire che «è naturale esplorare parti del corpo e provare piacere», attraverso «una pratica non dannosa conosciuta come masturbazione». I bambini di nove anni, invece, dovrebbero, sempre secondo l’ONU, «imparare cosa dicono le leggi locali sull’aborto e che si tratta di una pratica sicura se realizzata con le necessarie precauzioni igieniche e da esperti». A 12 anni, spiegano ancora le linee guida dell’UNESCO, si dovrà apprendere che «i contraccettivi offrono l’opportunità di una sessualità sicura e senza conseguenze indesiderate».



Il governo britannico non si è dimostrato da meno dell’ONU quando ha deciso di redigere i nuovi programmi d’insegnamento per le scuole elementari. Per comprendere il clima basti ricordare che l’associazione FPA (Family Planning Association) – uno dei gruppi coinvolti dal governo nella elaborazione dei nuovi programmi di educazione sessuale – ha promosso la diffusione di un video in cui vien chiesto ad un bambino di sei anni di identificare correttamente gli organi genitali sull’immagine di un ragazzo e di una ragazza nudi. In un altro materiale didattico visivo, prodotto dal dipartimento educazione dell’emittente Channel 4, si chiede ad una bambina di 5 anni di spiegare gli organi genitali femminili.

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La stampa ha anche pubblicato, ai primi di marzo, la notizia che in una scuola elementare del Lincolshire, la East Wold Church of England Primary School, a bambini di 7 anni è stato fatto visionare un DVD, intitolato Living and Growing, prodotto da Channel 4 e raccomandato dal Ministero dell’Infanzia, Istruzione e Famiglia, in cui si mostravano un uomo ed una donna nudi (graficamente rappresentati in maniera assai realistica) che si inseguivano attorno ad un letto e che finivano poi per fare sesso, mentre una voce fuori campo descriveva nei dettagli l’azione in corso.

 

Neppure episodi del genere hanno fatto desistere il governo laburista dai propri intenti. Anzi, ora più che mai l’esecutivo di Sua Maestà intende procedere a tappe forzate in questa devastante campagna culturale in tema di sessualità dei più piccoli, nonostante uno studio scientifico commissionato dallo stesso ministero degli Interni, dal titolo Sexualisation of Young People Review e pubblicato lo scorso 26 febbraio, abbia messo in guardia dai rischi che una «ipersessualizzazione» possa rendere i bimbi potenziali vittime di abusi. «Causa di profonda preoccupazione da parte degli esperti», si legge nello studio, «è che il processo di sessualizzazione delle ragazze possa contribuire ad un mercato pedopornografico, come dimostra la preoccupante diffusione del fenomeno di adescamento on-line, da parte di pedofili, di bambini e ragazzi disposti, per denaro, a compiere atti sessuali davanti alla videocamera». Il monito dello studio ministeriale non è servito a nulla, come a nulla è servita la brutta figura rimediata lo scorso luglio dal governo, quando il rappresentante delle scuole britanniche in Europa, Ken Browne, vice preside della Dorothy Stringer High School di Brighton, venne arrestato per possesso di materiale pedopornografico. Era stato scelto dal ministero degli Esteri come «ambasciatore degli istituti scolastici britannici in Europa».

 

Per arginare il fenomeno di questa sessualizzazione precoce alcuni genitori hanno persino invocato una legge che vieti gli slogan con esplicito richiamo sessuale stampati sulle magliette dei bambini. Non si contribuisce certo ad arginare il fenomeno della pedofilia presentando le ragazzine come delle provocanti lolite. Così si è chiesto, per esempio, che venga proibita la stampa di frasi del tipo «Così tanti ragazzi, così poco tempo», sulle T-shirt di bambine di 7-12 anni, o la scritta “The Condom Broke” sulle tute da bambini. Manie da bacchettoni? Forse. Ma non è difficile comprendere, cum grano salis, quanto sia inopportuno che una bambina di sette anni circoli con la scritta «Non toccare se non te lo puoi permettere».

 

Oggi l’allarmante fenomeno della sessualizzazione precoce rischia una pericolosa sottovalutazione. Mi sono accorto di ciò quando lo scorso 16 marzo ho letto sul Daily Telegraph che in un locale notturno, lo Shadow Lounge Club di Weston-super-Mare, nel Somerset, alle tre della mattina la polizia ha sorpreso una quattordicenne danzatrice di lap dance mentre si esibiva completamente nuda di fronte ad un nutrito gruppo festante di attempati avventori. Si è pure scoperto che la ragazza era disponibile ad esibizioni “private” per 20 sterline, e ad una performance speciale, chiamata “Vip dance”, per 80 sterline.

 

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Un altro campanello d’allarme è stata la notizia, diffusa prima di Natale, che il governo britannico ha autorizzato alcune farmacie a distribuire la pillola anticoncezionale a minorenni anche senza bisogno di prescrizione medica. Era pure stata incentivata la pubblicità dell’iniziativa attraverso manifesti.

 

Un triste sorriso, invece, mi ha suscitato la recente notizia che la società svizzera Lamprecht AG ha prodotto una versione extra small di condom per il mercato britannico. I potenziali clienti di questi preservativi, infatti, potranno avere un’età compresa tra i 12 ed i 14 anni. Nella strategia di marketing degli svizzeri il Regno Unito è stato scelto come “prime target”, un mercato privilegiato proprio a causa dell’alto tasso di gravidanze tra le teenager.

 

Impressionanti, infatti, sono i dati ufficiali pubblicati lo scorso febbraio dal tabloid Sun, che grazie alle leggi sulla libertà di informazione ha ottenuto le statistiche, finora mai divulgate. Ebbene, dal 2002 ben 15 bambine di dieci anni e 39 di undici sono rimaste incinte. Senza contare quelle che hanno abortito illegalmente e di cui non si saprà mai nulla. Trecento ragazzine dai 13 anni in giù rimangono incinte ogni anno in Inghilterra e nel Galles. Sempre secondo i dati ufficiali, dal 2002 sono state 268 le ragazzine incinte di 12 anni, 2.527 quelle di 13 anni, 14.777 quelle di 14 anni e 45.861 quelle di 15 anni. Nella stragrande maggioranza quelle gravidanze si sono risolte in aborti.

 

Per capire, invece, le esatte dimensioni del fenomeno della pedofilia nel Regno Unito è sufficiente leggere il rapporto Whose Child Now? pubblicato lo scorso novembre dalla fondazione Barnardo’s, un’antica charity che si dedica alla tutela dell’infanzia, fondata nel 1866 dal medico irlandese Thomas John Barnardo. I dati del rapporto sono agghiaccianti. Vengono indicati i casi scoperti di bambini di 10 anni abusati durante feste e party di pedofili. Più di 10.000 piccoli ogni anno vengono sottoposti a pratiche riconducibili alla pedofilia. Un sesto di questi bambini proviene dall’estero ed è introdotto in Gran Bretagna grazie ad un’efficace organizzazione che opera clandestinamente in quel disgustoso mondo.

Lisa Stacey, autrice del rapporto, ha dichiarato che la fondazione sa di «bambini che vengono trasferiti dal nordest dell’Inghilterra a Londra e dallo Yorkshire a Londra o a Manchester». Alcune delle storie contenute nel rapporto appaiono davvero raccapriccianti. I bambini, anche di 11 e 12 anni, vengono sottoposti ad un vero e proprio racket della prostituzione e trasferiti nelle varie città per avere rapporti sessuali con diversi uomini. Ad ottobre del 2009 si era persino scoperto un vero e proprio mercato di bambine dodicenni vendute al prezzo di 50mila sterline.

 

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Quanto antico sia questo turpe mercimonio nel Regno Unito, peraltro, lo dimostra il fatto che l’età legale per avere un rapporto sessuale consensuale fu elevata a 16 anni durante il periodo vittoriano proprio per sconfiggere il triste fenomeno della vendita delle bambine dodicenni ai facoltosi e perversi signori. Singolare, però, che mentre il mondo giustamente continua ad indignarsi e a chiedere tutele per l’infanzia, in Gran Bretagna si sta da tempo discutendo di abbassare il limite dei 16 perché ritenuto demodé e frutto di quella cultura bigotta impregnata di pruderie vittoriana.

 

Alla BBC un insigne cattedratico, John Spencer, professore di diritto al Selwyn College di Cambridge, ha spiegato perché sia opportuno abbassare a 13 anni il limite di età per avere un rapporto sessuale consensuale. Uno dei motivi addotti dal professor Spencer, oltre alla necessità di una visione più avanzata e progressiva della sessualità, è che, tra l’altro, l’attuale limite di 16 anni sta «criminalizzando metà della popolazione». Torna in auge la tesi secondo cui bisogna distinguere l’abuso sessuale vero e proprio dal naturale istinto giovanile (“youthful natural instinct”), e viene anche ricordato che in altri Paesi europei, tra cui la Spagna di Zapatero, l’età per potere legalmente avere un rapporto sessuale consensuale è proprio di 13 anni. Qualcuno arriva persino a sostenere che, in fondo, la pedofilia non è che un orientamento sessuale come un altro, per cui in futuro, come è avvenuto per l’omosessualità e la transessualità, la società ne dovrà inevitabilmente prendere atto.

 

Conclusione. Bisogna davvero stare molto attenti ad evitare di alimentare anche indirettamente la tendenza al fenomeno perverso della pedofilia, e punire severamente coloro che si macchiano di questa ignominia, per i quali vale sempre il monito evangelico: « È meglio per loro che gli sia messa una macina al collo e che vengano gettati nel profondo del mare». Bisognerebbe anche evitare inutili strumentalizzazioni contro la Chiesa. Soprattutto quando vengono da pulpiti poco credibili.