In Afghanistan tre medici Emergency sono stati arrestati con l’accusa aver preso parte ad un complotto architettato con l’intento di realizzare attacchi suicidi e uccidere il governatore della provincia di Helmand. Secondo il portavoce della provincia il complotto al quale avrebbero preso parte i tre medici di Emrgency arrestati riguardava «una possibile visita futura del governatore Gulab Mangal all’ospedale di Laskargah». Per il portavoce della provincia i tre medici di Emergency sarebbero entrati in rapporti con i vertici talebani. Questi avrebbero versato ai tre medici di Emergency una somma enorma per completare il progetto. «Il gruppo aveva riscosso 500.000 dollari» ha detto il portavoce.



– Secondo Emegency i te medici sarebbero stati «Sequestrati dalla National Security afghana insieme ai soldati dell’Isaf nell’ospedale di Lashka Gah dopo una perquisizione». Fonti del comando Isaf, tuttavia, smentiscono. «Questa operazione è stata realizzata dalle forze di sicurezza afghane. Consiglio di rivolgersi a loro o all’ambasciata d’Italia per conoscerne i particolari» afferma il portavoce ufficiale dell’Isaf, il generale canadese Eric Trembley.




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– Attualmente il ministro degli Esteri Franco Frattini sta seguendo gli sviluppi della vicenda legati all’arresto dei medici di Emergency accusati di aver partecipato ad un complotto talebano. Nel frattempo, il governo italiano, in attesa di riscontri oggettivi e di chiarimenti circa la dinamica dei fatti, ha ribadito la «linea di assoluto rigore contro qualsiasi attività di sostegno diretto o indiretto al terrorismo sia in Afghanistan così come altrove. La Farnesina riconferma il suo più alto riconoscimento al personale civile e militare impegnato in Afghanistan per le attività di pace».



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Il ministero degli Esteri, in ogni, caso, ha sottolineato la totale estraneità alla presenza in Afghanistan dei medici arrestati. La Farnesina ha fatto presente che italiani in stato di fermo lavoravano in una struttura i tre medici arrestati facevano parte di una struttura umanitaria non riconducibile né direttamente né indirettamente alle attività finanziate dalla cooperazione italiana.