La tensione tra la Corea del Nord e la Corea del Sud è salita, in questi giorni, alle stelle. Le frizioni tra una delle più spietate dittature del mondo e la democrazia orientale di Seul potrebbero deflagrare. Non è esclusa una guerra. Il leader nordcoreano Kim Jong Il ha messo infatti, giovedì scorso, l’esercito in stato di allerta contro la Corea del Sud. Ha impartito l’ordine, dopo che il Paese confinante aveva diffuso il risultato dell’inchiesta internazionale secondo la quale una nave militare sudcoreana, la Cheonan, era stata affondata il 26 marzo da un siluro nordcoreano, portandosi con sè 46 militari. «Le gang dell’esercito fantoccio sudcoreano hanno recentemente oltrepassato le nostre acque territoriali senza restrizioni», è stata la dichiarazione delle tv di stato nordcoreane per giustificare l’attacco. Anche se, in realtà, pare che i motivi reali siano ben differenti. Quali siano gli interessi in gioco e gli scenari futuri più probabili lo abbiamo chiesto al corrispondente de La Stampa a Pechino, Francesco Sisci.



Tutto ha inizio dall’affondamento della corvetta militare. Cosa ha spinto la Corea del Nord a compiere un gesto del genere?

La verità è del tutto ignota. Si parla di sconfinamento nelle acque territoriali sudcoreane. Un’altra ipostesi vuole che si tratti di una vendetta per un affondamento di qualche anno fa in cui morirono dei nordcoreani. Queste sono, tuttavia, solo scuse. E decisamente banali. Non è chiaro, in realtà, perché abbiano scelto di silurare la corvetta, e perché abbiano deciso di farlo con questa tempistica.



Quali sono, quindi, secondo lei, le cause reali della tensione in corso tra i due Stati?

Pare che il Nord Corea sia attraversato da due fondamentali motivi di tensione: sembra che sia in atto una profonda crisi economica, derivata dal fallimento delle riforme economiche di dicembre; e che il dittatore Kim Jong-Il sia molto malato, mentre il successore, il figlio, ha solo 27 anni.

Perché dice “sembra”?

Perché non è chiaro quanto questi elementi siano reali e significativi. Noi, infatti, della politica interna nordcoreana sappiamo molto poco. C’è una crisi interna, e qualcuno sta cercando di affermare la linea dura. Non sappiamo, tuttavia, se questo qualcuno sia Kim Jong Il, oppure i generali.



Com’è possibile che, dall’interno della Corea del Nord, non trapeli nulla? Che regime vige nel Paese?

Quello che sappiamo è che è una monarchia assoluta mascherata da regime comunista. E’ l’unica dittatura ereditaria del pianeta. Kim Jong è stato messo al potere dal padre Kim Il-Sung. Si tratta di un Paese attraversato da numerose contraddizioni, istituzionalmente folle.

 

Ci parli, invece, della Corea del Sud.

 

Anche il Sud Corea ha grandi difficoltà interne. Anzitutto, il presidente eletto con un agenda dura di confronto, Lee Myung Bak (a differenza dei suoi predecessori, che erano portabandiera di una linea morbida), non può cedere alla prima occasione. Non può piegarsi ai ricatti nordcoreani, perché perderebbe di credibilità. D’altra parte la Corea del Sud sta cercando una via di compromesso. Nessuno si è precipitato a sparare. Ma non può essere sconfitta diplomaticamente, alla luce dell’affondamento di una corvetta e di 46 soldati morti. Fatto che rappresenta, già di per sé, un casus belli.

 

Cosa dobbiamo attenderci, nell’immediato futuro?

 

Come è già accaduto altre volte, le frizioni e le tensioni potrebbero rientrare. Non sappiamo, tuttavia, se la situazione tornerà alla normalità come altre volte, perché non sappiamo cosa succede in Nord Corea.

 

La guerra, quindi, è un’ipotesi realistica?

 

Sì. La situazione in Nord Corea potrebbe essere talmente critica che questi potrebbero pensare: “muoia Sansone con tutti i filistei”. Sta di fatto che avrebbe ben pochi vantaggi nell’entrare in guerra. E’ vero che Pyongyang possiede 8mila cannoni che, se attivati contro Seul, provocherebbero centinaia di migliaia di morti. Ma, una volta aperto il fuoco, sarebbe annientata. E chi rimetterebbe in piedi un paese di 22 milioni di abitanti sfasciato? C’è un’altra ipotesi.

 

Quale?

 

Potrebbe trattarsi di un gioco di brinkmanship, in cui i nordcoreani sono maestri. Si tratta di esasperare una situazione esplosiva, per raggiungere il risultato più vantaggioso. Potrebbero effettuare minacce politiche e militari per avere, in cambio della loro cessazione, dei soldi, degli aiuti.

 

La Corea del Nord è in possesso della bomba atomica. In caso di guerra potrebbe usarla?

 

 

 

No. Non è assolutamente plausibile.

 

Perché?

 

Primo: non è certo che i nordcoreani abbiamo delle bombe atomiche. Hanno probabilmente delle bombe “sporche”, che, comunque, sono molto dannose. Secondo: qualora fossero in possesso di ordigni nucleari, non hanno i missili adeguati su cui lanciarli, perché dovrebbero ridurre le dimensioni delle loro testate. Terzo: sono super osservati dai satelliti. Qualora iniziassero a compiere i preparativi per un bombardamento nucleare, sarebbero immediatamente bombardati a loro volta.

 

Chi appoggia la Corea del Nord?

 

La Corea del Nord è da sola. Nessuno, tuttavia, vuole il suo crollo. La sua forza è la sua debolezza. Perché la sua disfatta obbligherebbe qualcuno a pagare il conto. Primo tra tutti, la Corea del Sud.

 

E la Cina?

 

La Cina, di sicuro, non sta con la Corea del Nord. Non avrebbe, infatti, nulla da guadagnarci. Sicuramente, più degli altri, non vuole che crolli. Si dovrebbe prendere in carico 22 milioni di persone, si creerebbe un buco nero geopolitico alle porte di casa che non saprebbe come colmare.

 

Se scoppiasse una guerra, quali sarebbero le ripercussioni economiche su scala mondiale?

 

Enormi. La minaccia effettiva di una guerra con la Corea del Sud, o di missili lanciati contro il Giappone, farebbe crollare la borsa sudcoreana, e quella di Tokio, e questo trascinerebbe tutte le borse mondiali che già sono fragilissime.

 

Perché la Corea del Nord dovrebbe minacciare il Giappone?

 

Perché ogni volta che c’è una crisi, minaccia il Giappone. Vedono il Giappone in una posizione strategica. Più di una volta ci sono state delle minacce, perché il Giappone è parte dell’equazione.

 

Quale potrebbe essere l’interlocutore più idoneo a calmare i bollenti spiriti della Nord Corea?

 

 

In teoria, la Cina. Secondo alcuni l’America. Il problema è che il Nord Corea è molto difficile da gestire. Nessuno sa cosa voglia realmente, quali siano i sui scopi e – lo ribadisco – è ignota la politica interna.

 

Come si muoverà l’America?

 

Gli Usa sono in una posizione molto difficile. Si domandano, come tutti, «cosa ne facciamo del Nord Corea?». Hanno inoltre, due fronti aperti (Iraq e Afghanistan), e uno semiaperto (Iran). Non è pensabile che ne aprano un quarto. Non ci sono energie, risorse, attenzioni e qualifiche sufficienti per gestire l’ennesimo fronte.

 

Cosa prevede, nella peggiore delle ipotesi?

 

E’ una situazione estremamente complicata, rappresenta la classica “buccia di banana” sulla quale tutti potremmo scivolare.

 

 

Cosa intende?

 

Voglio soltanto ricordare che la  Guerra di Corea è quella che ci ha fatto entrare nella Guerra Fredda, nel 1950. Oggi, con una crisi economica di portata mondiale che grava sulle spalle di tutti, stanno aggiungendo  il “carico da 11”

 

(Paolo Nessi)

 

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