E’ morto Manute Bol, il campione dell’Nba che ha alternato la sua vita tra il basket e l’impegno per i profughi del Sudan, suo paese natale. Manute Bol uno dei due giocatori più alti dell’Nba, è morto a 47 anni per una grave e rara malattia cutanea e per complicazioni ai reni.

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E’ morto, a soli 47 anni, Manute Bol, a causa di una rarissima malattia cutanea e per complicazioni renali. Bol, uno dei due giocatori più alti dell’Nba, con i suoi due metri e 31, si è spento in un ospedale di Charlottesville, in Virginia. Nato nel 1962 in Sudan nel popolo Dinka fu scoperto nell’82 da Don Feeley. L’allenatore era a caccia di cestisti africani, e non appena lo conobbe fece di tutto per convincerlo a seguirlo in America. Negli Usa i San Diego Clippers gli fecero un contratto. Fu solo la prima di dieci stagioni, attraverso vari passaggi di squadre e una sfavillante carriera. Bol tenne sempre nel cuore il Sudan, dilaniato dalle violenze dell’elite contro la minoranza di cristiani animisti. Bol spese gran parte della sua vita e del suo denaro per aiutare in profughi sudanesi,e fu sempre in prima fila nelle marce di protesta  presso l’ambasciata sudanese di Washington. «Dio mi ha guidato in America dandomi un buon lavoro, ma mi ha dato anche un cuore per guardare indietro», era solito dire Bol, che era cristiano, e che, tornato in Susan nel ’98, pagò cara la sua fede. Quando rifiutò, infatti, la carica di ministro dello sport propostagli dal regime, perché si sarebbe dovuto convertire all’Islam, fu accusato di finanziare i ribelli cristiani Dinka. Nel 2002 gli fu accordato l’espatrio e tornò in America come rifugiato per motivi religiosi.



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Bol intraprese numerose iniziativa pubbliche e partecipò a numerosi eventi per sostenere e dar visibilità alla causa del Suadan in special modo, ultimamente, al genocidio del Darfur. Bol giocò a hockey sul ghiaccio per raccogliere fondi, nel 2006 partecipò ad una marcia di tre settimane da New York a Washington per la liberazione del Sudan.

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