Caro direttore,

Anzitutto ringrazio David Blázquez per la risposta al mio articolo, ma su di essa retengo di dover fare a mia volta delle importanti precisazioni che paiono a lui sfuggire.

Quando scrivo chiaramente che “il fenomeno ha scatenato in alcuni Paesi una furia xenofoba che travalica i confini del vivere civile, con casi eclatanti dove il già riprovevole ‘sentimento’ si è trasformato in sadismo puro e sintomo di quanto la barbarie ha toccato nazioni che si definiscono ‘civili’” non mi limito alla sola Spagna, ovviamente.



Quanto poi ai due casi da me citati , essi rappresentano, almeno spero, il punto massimo toccato di un fenomeno che purtroppo da anni non li vede isolati e ogni tanto, al contrario della stampa italiana per esempio che ne da ampio risalto , i soli mezzi di informazione latinoamericani li citano.

E sono fatti che, come ripeto, accadono da tempo e quindi non possono essere solo iscritti a un colore politico: sono sintomi molto più profondi che oggi contrastano di più se si pensa a quanto l’attuale governo spagnolo si consideri, in alcuni casi giustamente, all’avanguardia nei diritti civili. Stiamo parlando di una democrazia regolarmente eletta non di una dittatura militare come quella argentina degli anni Settanta, come Blázquez tenta di mettere in evidenza con un paragone che proprio non quadra.



Tempo fa lo stesso Zapatero stigmatizzava il comportamento del ministro Maroni sulla esplosiva situazione di Lampedusa e sui diritti degli immigrati clandestini violati, parlando apertamente di xenofobia.

I fatti accaduti erano obiettivamente incresciosi, e le sue parole ci stavano tutte, ma non è che in Spagna vadano molto per il sottile e i due esempi da me citati lo dimostrano, tanto più che ci troviamo di fronte a persone che non hanno superato il limite della disperazione che li porta spessissimo a compiere viaggi pericolosissimi, ma gente comunissima che in pieno 2010 viene respinta perchè la documentazione presentata non è originale, ma un fax e allora apriti cielo perchè nell’epoca della tecnologia informatica, dove ormai anche una email ha valore legale nel commercio, per lo Stato iberico non conta nulla, bisogna che i “sudacas” (il termine spregiativo con cui vengono chiamati i latinoamericani ) presentino le lettere originali.



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E questo coinvolge anche chi , come nel caso di un gruppo musicale circa un mese fa, si presenta con regolari contratti di lavoro per una tournee che doveva svolgere ma deve per gli stessi motivi cancellare tutto e dopo i fatidici giorni rinchiusi nelle stanze dell’aeroporto di Barajas, tornare in Argentina.

 

Per fatti del genere commessi nei riguardi di cittadini brasiliani, il Governo di quel Paese, dopo una serie di inutili proteste ufficiali ha intrapreso la criticabile e ingiusta soluzione del “dente per dente” respingendo comitive di turisti spagnoli con delle motivazioni altrettanto fantasiose.

 

Lungi da me incolpare tutto il popolo spagnolo, o quello italiano sia chiaro. Ma ovviamente il fenomeno esiste e, fermo restando il sacrosanto rispetto per le leggi, occorre fare un pò di mea culpa e iniziare a combattere derive che portano a queste spiacevolissime situazioni.

 

Anche perchè i tempi sono cambiati e, come ironicamente scriveva il giornale satirico argentino Barcelona in una sua recente copertina , “Crisi, disoccupazione, miseria, licenziamenti, bassi salari, fine dei piani sociali, violenza, ristrutturazioni economiche, sottomissione al FMI e successi sportivi: i Paesi poveri del mondo salutano la Spagna. Benvenuta nel Terzo mondo!”. Ovviamente questo era un commento riferito al recente sucesso calcistico iberico, ma calza a pennello anche per altre nazioni che si ritengono parte di un mondo più evoluto o storicamente diverso e che invece questo sistema ha livellato verso il basso senza che ve ne sia coscienza.

 

Altrimenti certe cose non succederebbero e la mente umana si occuperebbe di come risolvere la situazione attraverso una fattiva collaborazione basata su pari dignità, invece di perdere tempo prezioso con atteggiamenti che con la parola civiltà hanno ben poco a che fare.