Caro direttore,
Dopo la lettura dell’articolo “” di Arturo Illia, pubblicato su questo giornale, vorrei fare qualche considerazione.
In quelle righe l’autore assicura che «la globalizzazione ha aumentato i flussi migratori» e che questo «fenomeno ha scatenato in alcuni paesi una furia xenofoba che travalica i confini del vivere civile, con casi eclatanti dove il già riprovevole “sentimento” si è trasformato in sadismo puro e sintomo di quanto la barbarie ha toccato nazioni che si definiscono “civili”».
Immediatamente dopo, racconta i fatti delle due anziane (Luisa Ormeño e Ada Ghiara) espulse dall’aeroporto di Madrid e rimandate in Argentina e finisce per dire che quel comportamento è intollerabile «specie in una nazione che sta attraversando una crisi profonda, ma che si proclama all’avanguardia nei diritti civili».
Innanzitutto voglio dire che condivido il giudizio dell’autore sull’inammissibilità del trattamento ricevuto dalle due anziane (Luisa Ormeño e Ada Ghiara) all’aeroporto di Madrid. In nessun caso avrebbe dovuto prodursi, specie tenendo conto della loro età. Chi ha dato notizia di quell’ingiusto trattamento, ha fatto bene.
Dissento invece su altri punti. Mi sembra che nel suo articolo l’autore, prendendo spunto da uno sgradevole successo che fa bene a denunciare, ecceda in diversi sensi.
Illia parla dell’espulsione di due persone irregolarmente identificate (sicuramente irregolarità che non giustificherebbero tale decisione) e, senza altri fatti, parla di «furia xenofoba», di «sadismo puro» e di «barbarie».
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Mi sembrano giudizi sproporzionati e carenti di motivi. Per tre ragioni: 1) perché si tratta di due casi in un periodo lungo di tempo – proporzionalità non sufficiente come per parlare di «furia», 2) perché non sono state espulse in quanto «argentine» – ragione che giustificherebbe l’epiteto di deportazione «xenofoba», ma in quanto non correttamente identificate, 3) perché il «sadismo puro» e la «barbarie», almeno da come vengono definite nei vocabolari e da come vengono normalmente intesi, sono ben lontane dal senz’altro non giustificabile trattamento ricevuto dalle due anziane.
Inoltre, l’autore incolpa di quel che è successo tutta la “nazione”. Mi sembrerebbe più opportuno parlare degli ufficiali che hanno commesso il delitto, delle “autorità frontaliere”, della “polizia” o, se vuole, del “Governo spagnolo”, ultimo responsabile politico di tali corpi di sicurezza. Mi sembra, invece, una generalizzazione sproporzionata e gratuita parlare dell’intera “nazione”.
Se l’intenzione di Illia era denunciare la politica frontaliera del Governo spagnolo, o la presunta politica sociale del presidente Zapatero, sarebbe bastato esprimerlo in quei termini. Io avrei sottoscritto. Se quello che ha voluto dire, invece, è che la nazione spagnola è nel presente «xenofoba», «sadica» e «barbarica» nei confronti del popolo argentino o di altri popoli, mi sembra si sbagli.
Quel giudizio sarebbe storicamente infondato. Bisogna stare attenti, quando si vuole denunciare un particolare a non prendere la parte per il tutto. Mi sembrerebbe ugualmente ingiusto incolpare tutti gli argentini dei massacri perpetrati da un manciata di uomini che macchiarono non molto tempo fa il nome della meravigliosa Argentina, alla quale la Spagna deve tanto.