È decisamente strano per un cattolico irlandese dover rendersi conto che il Regno Unito ha più cattolici di quanti ne abbia l’Irlanda: quasi cinque milioni nella vicina isola, grosso modo quanto l’intera popolazione del nostro Paese interamente cattolico, almeno nominalmente. Per noi il Regno Unito è sempre stato di cultura protestante, alla base di molti avvertimenti dei preti della nostra gioventù sui mali derivanti da questa eresia. Che Papa Benedetto XVI si prepari a visitare la “perfida Albione” scavalcando la nostra isola è pertanto motivo di una certa costernazione, anche se si tiene conto degli attuali problemi nella Chiesa irlandese.
Perfino noi, tuttavia, siamo stati colti di sorpresa dalla mancanza di entusiasmo tra i cattolici inglesi per la visita del Papa, mentre non ci ha sorpreso la generale ostilità nei confronti di questa visita. Le proteste, le lamentele per i costi, i confronti negativi tra Benedetto e il suo predecessore, le critiche, fortemente disinformate, sulle posizioni del Papa in diverse materie, sono tutti temi portati avanti per molti anni da media in larga misura laicisti e ostili, ma la mancanza di interesse da parte dei cattolici è sconcertante. Ne è un indice la lentezza con cui vengono richiesti i biglietti per partecipare ai vari incontri con il Papa: sembra, per esempio, che solo 80mila persone parteciperanno alla Messa all’aperto a Glasgow, contro le 300mila della visita di Giovanni Paolo II nel 1982.
In parte ciò è dovuto alle misure di sicurezza, per cui si sono dovuti richiedere i biglietti con sei settimane di anticipo, e anche alla estrema aggressività di una parte dei contestatori che hanno minacciato di far “arrestare dai cittadini” il Papa, per cui non è improbabile che molti cattolici abbiano preferito stare alla finestra.
Questo però potrebbe nascondere un fatto di cui non si parla molto, e cioè il significativo cambiamento avvenuto in tempi recenti nel carattere religioso del Regno Unito. Nel 2007, i cattolici hanno superato gli anglicani e oggi, secondo una ricerca, la frequenza alla Messa domenicale è maggiore rispetto alla partecipazione alle funzioni della Chiesa d’Inghilterra. Ciò significa che la Chiesa anglicana ha perso la posizione di maggiore denominazione cristiana nel Paese, dopo più di quattro secoli di assoluto predominio a seguito della Riforma, creando una incertezza senza precedenti sulla cultura spirituale del Paese. Questo elemento dà maggior importanza alla visita del Papa e, sebbene il dibattito si sia focalizzato sulla crisi all’interno della Chiesa cattolica, indica che anche altri tipi di crisi devono essere presi in considerazione.
Alla BBC e sui giornali, in ogni notizia sulla visita del Papa si riesce a citare gli abusi sui minori, l’omosessualità, la Gioventù Hitleriana, il rottweiler di Dio, il sacerdozio femminile e i preservativi in Africa. Data la sua nomea di “dogmatico” e “conservatore”, il Papa è diventato un comodo capro espiatorio per ogni risentimento verso la religione. La sua immagine, in gran parte creata dai media, è quella di un severo misantropo che respinge molte delle libertà richieste dalla società moderna. Chiunque lo conosca anche solo un poco sa che sono sciocchezze, ma non vi è nessuna ragionevole speranza che i media cessino questa campagna di disinformazione.
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Malgrado il continuo e sfavorevole confronto, implicito e talvolta esplicito, con il suo predecessore, pochi di quelli che lodano Giovanni Paolo a detrimento di Benedetto sono in grado di citare un solo punto di differenziazione teologica. Il paradosso è che, dei due, Papa Benedetto è di gran lunga quello più in sintonia con la cultura moderna, per la sua insistenza su un’ intelligenza umana che deve comprendere molto più del razionalismo della mente e sulla necessità di integrare fede e ragione, elementi però oscurati dall’atteggiamento disonesto dei media nel presentare le sue posizioni.
Nonostante il Papa continui a ricordare al mondo che la strada per riscoprire l’autentica esperienza umana è guardare intensamente alla realtà, mettendola in rapporto con la conoscenza che è nel profondo del cuore umano, ogni sua parola deve superare una barriera di scetticismo e pseudo razionalismo che cerca di distorcerne il significato e distogliere l’attenzione dalla discussione che il Pontefice vorrebbe iniziare.
Forse, proprio per queste ragioni il Papa ha deciso di visitare la Gran Bretagna in questo momento, perché ciò che è al cuore della cultura anglofona, anche se ormai solo simbolicamente, rappresenta in un certo senso il centro del territorio “nemico”. Non è un caso che gli attacchi più decisi alla fede provengano recentemente da autori inglesi, ad esempio con L’illusione di Dio di Richard Dawkins o Dio non è grande di Christopher Hitchens. Con la sua musica pop, la letteratura femminista e la recente ondata di nuovo ateismo, il mondo anglofono rappresenta una chiara sfida non solo alla autorità della religione in generale o del Vaticano in particolare, ma più direttamente alla visione cattolica della realtà.
Alla radice del dissenso c’è il disaccordo sulla natura stessa della ragione: l’idea anglosassone di “razionalità” contrapposta all’insistenza di Papa Benedetto su una ragione che comprenda anche il cuore e lo spirito. La beatificazione del Cardinale Newman, che va al cuore di molti dei conflitti e cambiamenti avvenuti, è un’occasione per il Papa di affrontare questi temi in modo forte e nuovo.
La contrapposizione arriva fino al linguaggio, a definizioni contrastanti di parole chiave per descrivere gli impulsi profondi delle aspirazioni e della conoscenza umane. “Desiderio”, “ragione”, “libertà”, “speranza”, “felicità”, sono queste le parole intorno alle quali imperversa una parte dei conflitti al centro della società moderna. Malgrado il centro di gravità si sia spostato da tempo in America, dove Dawkins e Hitchens hanno infatti raccolto il massimo ascolto, le radici di questo pensiero sono in Gran Bretagna, in quel protestantesimo una volta monolitico che ha generato gli appetiti dell’Impero britannico, a suo tempo la maggiore potenza mondiale.
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La conversione di Newman, i cambiamenti nella composizione religiosa della società britannica, il contesto di una nuova forte reazione atea, tutti questi fattori rendono la visita del Papa molto interessante. E il Papa è ben conscio della natura della battaglia che sta per intraprendere, come ha dimostrato nel suo discorso a Piazza di Spagna per la festa dell’Immacolata: «I mass media tendono a farci sentire sempre “spettatori”, come se il male riguardasse solamente gli altri, e certe cose a noi non potessero mai accadere. Invece siamo tutti “attori” e, nel male come nel bene, il nostro comportamento ha un influsso sugli altri».
«Spesso ci lamentiamo dell’inquinamento dell’aria, che in certi luoghi della città è irrespirabile». Tuttavia, ha detto, «c’è un altro inquinamento, meno percepibile ai sensi, ma altrettanto pericoloso. È l’inquinamento dello spirito; è quello che rende i nostri volti meno sorridenti, più cupi, che ci porta a non salutarci tra di noi, a non guardarci in faccia…»
Uno dei molti paradossi dell’essere Papa nel mondo moderno è di dover parlare al proprio popolo con un megafono controllato dai propri avversari, ma Benedetto XVI non esita a parlare chiaro e non sulla difensiva. Il suo progetto è il recupero nella cultura occidentale di una concezione unitaria della ragione, e sarebbe sorprendente se il suo progetto non incontrasse la ferma opposizione di chi ha impegnato la propria vita negli errori che lui mette a nudo.
La rivoluzione disarmata degli anni ’60, con il tentativo di porre il razionalismo scientifico come faro della nostra epoca, non è riuscita a convincere neppure i suoi aderenti che, allarmati dal sopraggiungere di quelle tenebre da essi stessi richiamate, ora chiedono a gran voce riassicurazioni da quelli come Dawkins e Hitchens.
Le ideologie sorte dal progetto di “libertà” degli anni ’60 si sono infrante contro la rocce della realtà, i loro fautori sono costretti ad ammettere ora di non avere risposte alle più fondamentali questioni dell’umanità e ci stiamo trascinando come ipnotizzati verso l’abisso dell’assenza di ogni significato: per questo guardiamo con rinnovato interesse al passo deciso con cui Benedetto XVI si dirige verso la plebaglia che sputa infuriata contro di lui. Ed è questo il reale dramma adesso in atto.