In Tunisia si pensa ad un governo di unità nazionale. Intanto, spunta Al Qaeda a fianco dei manifestanti.

In Tunisia la situazione è ormai incandescente. Benché non ci siano ancora dati ufficiali sarebbero una sessantina le vittime degli scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine scoppiati in seno alle proteste per il carovita, la crisi economica e la disoccupazione. Tra le misure per porre fine alle rivolte, la nascita di un governo di unità nazionale, la cui «creazione è un’ipotesi possibile», stando a quanto ha riferito il ministro degli Esteri del Paese, Kamel Morijane.



Il ministro si è detto convinto che l’entrata nell’esecutivo dell’opposizione sia «una cosa normale», proprio all’indomani delle dichiarazioni della leader dell’opposizone, May Eljeribi, che aveva chiesto che «che si formi subito un nuovo governo di unità nazionale che si occupi dei temi più urgenti». Il segretario generale del Partito democratico progressista ha chiesto, inoltre, che «il governo garantisca subito il ritiro dell’esercito dalle città, la scarcerazione dei manifestanti arrestati, il ritorno alla calma ed elezioni anticipate, in modo da scegliere un Parlamento che rappresenti davvero il popolo ed esaudisca le sue richieste».



Nel frattempo, proseguono le manifestazioni antigovernative, nonostante il presidente Ben Ali ieri abbia promesso di abbassare i prezzi e ordinato alla polizia di non usare più le armi. «Ho capito – aveva dichiarato – quali sono le vostre richieste e vi prometto profondi cambiamenti. Ci sarà anche una libertà di stampa completa senza censure né sui giornali né in internet. Avremo una società realmente democratica e maggiormente pluralista».

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Questa mattina, dopo che un corteo pacifico è giunto al ministero dell’interno, per chiedere le dimissioni del presidente, la situazione è degenerata. Alcuni facinorosi hanno tentato di assaltare la sede del ministero, mentre la polizia li ha respinti sparando e con l’impiego di gas lacrimogeni. Un altro corteo è stato guidato da un gruppo di avvocati fino al ministero della Giustizia, al grido di slogan come «col sangue e l’anima difenderemo i nostri martiri», o «Il popolo vuole le dimissioni di Ben Ali» e «ministero dell’Interno, ministero del terrore».



 

Pare, infine, che a supporto della rivolta abbia fatto la sua comparsa Al Qaeda ha incitato il popolo a rovesciare Ben Ali in video diffuso sul web. Abu Musab Abdul Wadud, leader di “Al Qaeda nel Maghreb Islamico” ha invitato allaJihad contro il "tiranno".