«Gli attacchi contro le chiese in Nigeria hanno rafforzato la nostra fede. Nonostante la violenza di questi giorni, la convivenza tra cristiani e musulmani nel nostro Paese è possibile. E lo documenta una serie di fatti che fanno meno rumore delle bombe, ma che sono più decisivi». Lo sottolinea l’arcivescovo di Lagos, cardinale Anthony Okogie, intervistato in esclusiva da Ilsussidiario.net. A pochi giorni dalle bombe contro le chiese di Jos, che la vigilia di Natale hanno falciato 86 vite, e dal nuovo attacco di ieri contro un luogo di culto dei cristiani pentecostali a Maiduguri, l’arcivescovo di Lagos spiega perché gli attentati non sono stati in grado di distruggere il tessuto sociale del suo Paese.



Cardinal Okogie, fino a che punto gli attacchi sono riusciti a intimidire i cristiani nigeriani?

I cristiani nigeriani non hanno paura di nessuno. Lo dimostra per esempio il fatto che anche domenica scorsa si sono recati alla messa come ogni settimana, e che continuano a cercare di difendere la pace tra tutte le religioni. A Lagos in particolare le relazioni tra musulmani e cristiani sono attualmente pacifiche. Non mancano matrimoni tra persone di diverse fedi. E continuiamo a pregare insieme, a mescolarci e a ritrovarci anche in occasione di eventi sportivi. E nessuno ha paura.



E come si spiega questa reazione?

Gli attacchi hanno reso la Chiesa in Nigeria più forte. Rendendo i cristiani più sicuri di sé e più pronti a difendere la loro fede. Anche perché le ingiustizie subite a Jos hanno rafforzato la nostra convinzione di essere nel giusto. Questo non toglie che alcune comunità cristiane nigeriane stiano attraversando un momento molto difficile.

Da dove nascono le tensioni tra cristiani e musulmani, che ultimamente sembrano riacutizzarsi?

 

Questa è una generalizzazione, in realtà la Nigeria è divisa in due o tre grandi aree molto differenti tra di loro. E’ soltanto in alcune province del Nord del Paese dove la situazione sta peggiorando. E posso dire che temevo gli attacchi di Jos che puntualmente si sono verificati. Ma nel resto della Nigeria permane la calma. Non è corretto dire che ci sia stato un deterioramento dei rapporti tra cristiani e musulmani nell’intera federazione. A Lagos io posso muovermi liberamente, numerosi musulmani chiedono di parlarmi e non temo per la mia vita. Al contrario di Jos dove invece i cristiani devono stare molto attenti, e non si sa mai di chi ci si possa fidare e di chi no.



 

 

Gli attacchi terroristici sono stati organizzati in Nigeria o da una regia internazionale?

 

E’ molto difficile dirlo con certezza. E’ un fatto però che chi li ha realizzati sono stati dei nigeriani. Ma non sappiamo chi si nasconda dietro di loro. E’ possibile che qualcuno stia spingendo perché i nigeriani colpiscano le chiese. Ma, per ora, l’unica cosa che si può dire con certezza è che a Jos dei nigeriani sono stati uccisi da degli altri nigeriani. Molti terroristi provengono dallo stato di Borno, nel nord del Paese. Occasionalmente ci capita di vedere dei miliziani stranieri, ma non accade molto spesso.

 

 

Che cosa devono fare i politici cristiani, come il presidente della Nigeria, Goodluck Jonathan, per proteggere la Chiesa nel suo Paese?

 

Il compito dei politici cristiani non è quello di difendere i cristiani, ma di impegnarsi per portare la pace nell’intero Paese. Tutelando anche musulmani e animisti, e non solo cattolici e protestanti. E’ quello che stanno cercando di fare personalità come il presidente Jonathan. Stanno combattendo per la pace. Mi rendo conto che la sua domanda riguarda soprattutto la protezione delle chiese, ma il punto di partenza deve essere quello di smettere di sparare e uccidere i propri vicini di casa. E non la tutela soltanto di una parte, qualunque essa sia, che non fa altro che creare tensioni nei cittadini di fedi differenti.

 

 

In alcuni Stati del Nord vige la Sharia. Il governo federale dovrebbe intervenire per abolirla?

 

Il governo dovrebbe abolire gli aspetti negativi della Sharia, come la lapidazione degli adulteri. E’ quello che sostengo sempre nelle mie prediche. Non ritengo invece che dovrebbe abolire la Sharia, la cui vera natura è quella di essere l’etica della religione islamica. Sostenere l’abolizione tout court della Sharia sarebbe l’equivalente di un governo musulmano che propugnasse l’abolizione della morale cattolica. Non sarebbe di buon auspicio.

 

 

Fino a che punto le differenze religiose contano nella formazione dell’opinione pubblica in Nigeria?

 

Ai nigeriani non importa se i politici siano cristiani o musulmani, per loro conta solo il programma elettorale. E questo spesso va bene per i cittadini di entrambe le religioni. Sono tanti gli esempi del fatto che questa convivenza è possibile, anche a livello politico. Per esempio il governatore di Lagos, Babatunde Raji Fashola, è un musulmano, che ha sposato una cattolica molto in vista, Abimbola Fashola. Ma il loro stile di vita sotto molti aspetti è più cristiano che musulmano. E’ un esempio, sotto gli occhi di tutti, del fatto che la convivenza tra cristiani e musulmani in Nigeria è possibile.

 

 

Le bombe riusciranno a destabilizzarla?

 

No, sono convinto che nel nostro futuro ci sia la pace. In molte parti della Nigeria c’è già. E stiamo procedendo verso il suo rafforzamento in tutto il Paese. Se ciascuno si impegnerà per non infastidire il proprio vicino, per portare la pace nel Paese, allora gradualmente sconfiggeremo anche i terroristi.

 

(Pietro Vernizzi)