Una donna inglese di mezza età, che il giorno di Natale aveva annunciato ai suoi 1.048 «amici» su Facebook di volersi suicidare, è stata trovata morta senza che nessuno facesse nulla per fermarla.

DERISA MENTRE MORIVA – Simone Back, 42 anni, ha postato il suo ultimo messaggio sul social network alle 22.53 del 25 dicembre: «Ho ingerito tutte le mie pillole e presto sarò morta, addio a tutti». E alcuni utenti del sito web, invece di tentare di salvarla, sono giunti a sbeffeggiare la 42enne per il suo addio on-line. Chiamandola «bugiarda» e affermando che l’overdose mortale era «una sua scelta». Nei giorni scorsi la madre della donna, Jennifer Langridge, ha spiegato di essere sotto shock e sconvolta per il fatto che nessuno abbia fatto nulla per la figlia, pur essendo consapevoli delle intenzioni suicide. Le associazioni di volontariato che si occupano di salute mentale hanno commentato l’episodio osservando che è un triste riflesso dell’attuale società in cui gli amici virtuali non sono necessariamente amici nella vita reale.
 



L’INDIFFERENZA DEGLI AMICI PIU’ INTIMI – Simone Back lavorava in un negozio legato a un’associazione di volontariato, viveva a Brighton e non era sposata. Come rivela il quotidiano inglese Daily Telegraph, mentre alcuni amici su Facebook che vivono in altre città hanno chiesto disperatamente se qualcuno conoscesse il suo indirizzo o numero di telefono, in modo da aiutarla, nessuno di coloro che le abitavano accanto hanno fatto nulla per soccorrerla. E diversi amici l’hanno derisa, mentre la donna giaceva moribonda sul pavimento del suo appartamento. Pochi minuti dopo il suo ultimo post, un amico ha commentato cinicamente: «E’ sempre in overdose e mente».
 



 

 

MACABRO GOSSIP – Lo stesso amico più tardi, nel corso della stessa notte, ha respinto per una seconda volta il suo grido d’aiuto aggiungendo: «Non è più una bambina». Mentre un secondo utente ha commentato: «Ha fatto una scelta e prendere delle pillole perché una relazione è terminata non è una ragione sufficiente». In tutto ben 148 messaggi sono stati scambiati dagli utenti di Facebook, discutendo la presunta rottura del fidanzamento che avrebbe riguardato Simone Back. Gli amici della donna che vivono più lontani da lei hanno risposto arrabbiati ai commenti di questo tono. Uno di loro ha esclamato: «Avete afferrato il fatto che Simone ha ingerito delle pillole? E che ha scritto “addio a tutti”? Qualcuno è andato personalmente a trovare Simone, per controllare come sta, o chiamato il pronto soccorso? Che cosa avete tutti quanti? E’ davvero più importante il gossip della sua vita?».
 



MESSAGGI INDIGNATI – E un altro ha aggiunto, indignato: «Se vi considerate davvero suoi amici uno di voi dovrebbe chiamarla e sentire se sta bene». Tuttavia, nessuno degli amici di Simone Back ha alzato la cornetta del telefono. Infine la madre Jennifer ha chiamato il numero d’emergenza, dopo che qualcuno le aveva scritto un sms avvertendola del messaggio suicida della figlia. Tutto questo è avvenuto ben 17 ore dopo che l’addio della donna era stato pubblicato online. La polizia è stata chiamata nel suo appartamento in Montague Street a Brighton alle 16 del 26 dicembre. Gli agenti hanno trovato il corpo della donna, che un’ora dopo è stata dichiarata morta. Non si sa ancora con esattezza a che ora Simone Back si sia spenta e se abbia fatto in tempo a leggere i cinici commenti dei suoi presunti «amici». La signora Langridge più tardi ha scritto sulla bacheca di Facebook della figlia: «Simone è morta oggi, adesso per piacere lasciatela in pace».
 

 

 

NESSUN RIMORSO – Prima che la sua pagina fosse rimossa lo scorso 5 gennaio, non c’erano messaggi che mostrassero alcun segno di rimorso da parte di quanti si erano fatti beffe della 42enne. Langridge ha dichiarato: «E’ sconvolgente pensare che nessuno ha fatto niente per mia figlia. Nessuno mi ha detto nulla finché il giorno seguente mi è stato mandato un sms in cui si diceva: “Chiedi aiuto”. Io sono disabile e non posso salire le scale per raggiungere l’appartamento di Simone, e quindi ho immediatamente chiamato la polizia». Mentre Samantha Pia Owen, 48 anni di Southampton, amica della 42enne, ha rivelato: «Ciascuno continuava a discutere con gli altri su Facebook come se quel suicidio non stesse avvenendo realmente. Alcune di quelle persone vive a quattro passi dalla casa di Simone. Se uno di loro si fosse limitato a staccarsi dallo schermo del computer e andare a casa sua, la vita di Simone sarebbe stata salvata».
 

FACEBOOK E’ COLPEVOLE? – Secondo Owen, «Facebook dovrebbe assumersi le sue responsabilità per quanto è avvenuto. Il social network sta guadagnando denaro a palate, ma non sta spendendo nulla per proteggere i suoi utenti. Non conoscevo Simone da molto tempo e sono venuta a sapere delle terribili circostanze in cui è morta solo il giorno seguente. Ho letto i commenti fino a quando ha detto di avere preso le pillole, e non sono stata in grado di leggere altro». L’amica della donna morta suicida ricorda che «Simone ha scritto il suo ultimo aggiornamento con il telefono cellulare. Me la posso immaginare mentre si siede, prende le pillole e ascolta il ronzio del suo cellulare mentre arrivano tutti quegli orribili messaggi. Ho cercato di contattare Facebook per chiedere al social network di oscurare la bacheca, ma è quasi impossibile trovare dei recapiti precisi. Dovrebbero invece essere visibili in ogni pagina».
 

(Pietro Vernizzi)