“Quanto avvenuto domenica al Cairo non è stato la conseguenza del caso, ma il frutto di una strategia precisa da parte di esercito e polizia egiziana. Le forze dell’ordine hanno organizzato un gruppo di criminali di strada cui è stato affidato il compito di provocare i tumulti, in modo da avere la giustificazione per aprire il fuoco contro i manifestanti inermi. Dopo quanto avvenuto, la Chiesa cattolica in Egitto chiede che il Consiglio militare e il governo si dimettano il prima possibile”. Ad affermarlo è padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica in Egitto, dopo gli scontri davanti alla sede della tv pubblica che hanno portato alla morte di 36 persone secondo i copti e 25 secondo l’Esercito. Come sottolinea padre Greiche nell’intervista a IlSussidiario.net, “il Papa Shenouda ha indetto per tutti cinque giorni di digiuno. E’ così che i cristiani rispondono a chi li perseguita”.
Qual è il giudizio della Chiesa cattolica egiziana su quanto è avvenuto domenica al Cairo?
Quella che si è creata nel nostro Paese è innanzitutto una situazione molto negativa per gli egiziani in generale, e specialmente per i cristiani. Le manifestazioni erano iniziate in modo pacifico, poi l’Esercito ha sparato sulla manifestazione dopo che alcuni vagabondi si sono intromessi nel corteo. I militari quindi hanno utilizzato le camionette per spingere le persone fuori dalla manifestazione, e la conseguenza è stata quella di schiacciare diverse di loro sotto le ruote dei blindati. Il governo e il Consiglio militare non hanno fatto nulla per evitare che tutto ciò accadesse. Quello di domenica è stato l’episodio in assoluto più sanguinoso dall’inizio della rivoluzione.
Secondo alcuni gli scontri sarebbero stati fomentati da forze controrivoluzionarie infiltrate nel corteo. E’ davvero così o è la solita dietrologia?
Le racconterò qualcosa che nell’Occidente non potete nemmeno immaginare, ma che è ben noto nel Medio Oriente dove hanno governato a lungo dittatori come Hosni Mubarak, Bashar Al-Assad, Ali Abdullah Saleh e Muammar Gheddafi. A volte i regimi non usano direttamente l’esercito o la polizia, ma assoldano dei criminali di strada, organizzandoli in gruppi che poi si recano nel punto in cui si sta svolgendo la manifestazione per fermare o dissolvere il corteo. Questi gruppi di persone, che domenica al Cairo agivano per conto della polizia e dell’esercito, hanno iniziato a sparare e a tirare pietre contro le forze di sicurezza. Garantendo così ai generali la giustificazione morale per intervenire, sparando con armi da fuoco contro dei manifestanti inermi e schiacciandoli con dei carri armati. E’ la stessa strategia utilizzata per esempio da Bashar Al-Assad in Siria, che grazie a questo escamotage può raccontare al mondo che i manifestanti sono terroristi che uccidono i soldati dell’esercito siriano. Ha idea di quello che le sto dicendo?
Sì purtroppo. Ma cosa ne pensa del comportamento dei copti?
La loro è stata la reazione di chi si sente attaccato. Ma i manifestanti hanno risposto con sassi e bastoni, non con armi da fuoco.
Cosa sta accadendo in Egitto dopo la rivoluzione del 25 gennaio?
Dal 25 gennaio a oggi ogni due mesi si è verificato un attacco che riguardava una chiesa. L’ultimo è avvenuto ad Assuan due settimane fa, in seguito al quale i copti hanno deciso di organizzare la manifestazione di domenica. Questo perché l’amministrazione di Assuan ha mentito e ha permesso ai fondamentalisti di bruciare la chiesa. Episodi come questo si ripetono come una bomba a orologeria: ecco perché le persone sono arrabbiate. Come se non bastasse, il governo ha promesso di approvare una legge sulla costruzione di chiese e moschee, ma poi non lo ha fatto. Le autorità danno mano libera ai fondamentalisti che bruciano le chiese e insultano i cristiani su Youtube, Facebook e televisione di Stato. Quella che si sta verificando è un’escalation della tensione tra i cristiani da una parte e, dall’altra, non i normali musulmani, ma l’attuale amministrazione che governa l’Egitto.
Dopo tutto quanto è avvenuto, rimpiange Mubarak?
Durante il regime di Mubarak le cose non andavano meglio, anzi c’erano sempre episodi come quello di domenica. Ma il dittatore utilizzava le forze di sicurezza per mettere queste cose a tacere. Di certo noi cattolici non rimpiangiamo Mubarak, anzi riteniamo che quanto sta avvenendo ora sia il risultato del suo regime. E non dimentichiamo che chi oggi governa l’Egitto ha imparato proprio dalla lezione del vecchio dittatore.
Che cosa ne pensa del modo con cui il Consiglio militare e il governo stanno gestendo la transizione in Egitto?
Lo valuto in modo molto negativo: devono andarsene entrambi il prima possibile per consentirci di instaurare finalmente la democrazia. Sono tanti i problemi per i quali non si fa niente, come la crisi economica e la mancanza di forze dell’ordine nelle strade. Ma soprattutto, quello di domenica non lo considero un problema tra cristiani e musulmani, bensì tra cristiani e militari: l’Esercito ha deciso di schierarsi contro i copti, e questo è un fatto molto pericoloso.
Che cosa si può fare per garantire che i copti non siano attaccati di nuovo finché durerà la transizione democratica?
Nulla può essere garantito. Se il governo continua a essere quello che è adesso, e quindi continua a non impegnarsi affatto per migliorare la situazione, continuando a sprecare parole senza una sola buona azione, per i cristiani egiziani ci saranno sempre dei pericoli. Speriamo quindi che con le elezioni generali di novembre, cui seguiranno quelle presidenziali, le cose per noi possano andare un po’ meglio. Lo speriamo, di più non possiamo fare, e il cristianesimo del resto riguarda sempre la speranza.
Come vede il futuro dei copti in Egitto?
Ora siamo in una fase di transizione, non vediamo in modo chiaro che cosa accadrà nel nostro futuro. Abbiamo una situazione politica dominata dalla nebbia.
Quale parlamento e quale presidente auspica per l’Egitto?
Qualsiasi parlamento e qualsiasi presidente sarebbero meglio dell’esercito. E’ meglio essere governati da dei civili, piuttosto che da carri armati, camionette militari e proiettili. Il nostro timore però è che, proprio a causa del ripetersi di numerose crisi come quella di domenica, il Consiglio militare decida di rimanere al potere più a lungo del previsto. Ed è esattamente quello che non vogliamo che accada.
In che modo la fede sta aiutando i copti di fronte alle persecuzioni che non accennano a placarsi?
Il Papa copto Shenouda ha rilasciato una dichiarazione per chiedere a tutti di digiunare per cinque giorni, fino a venerdì: è così che i cristiani rispondono a chi li perseguita.
(Pietro Vernizzi)