Di ora in ora le speranze che Sirte finalmente cada si irrobustiscono. Anzi, vi è la certezza, tra i ribelli, che ormai si tratti solamente di una questione di tempo. Un tempo che, finora, è stato rinviato. Pochi giorni fa, infatti, si sarebbe dovuta consumare l’offensiva finale, ma così non è stato. Ma il fatto che la caduta è stata sin qui procrastinata non impedisce alla realtà dei fatti di farsi avanti. Si continua a combattere, certo, nella città natale, di Gheddafi. I ribelli del Consiglio nazionale di transizione, tuttavia, hanno messo a segno un altro duro colpo alle milizie lealiste. Oggi, infatti, hanno preso il quartier generale della polizia che ancora era controllato dai fedelissimi del Rais. Per la verità, pare che non si sia trattata di un’impresa epica, dal momento che, a differenza delle altre volte, i soldati di Gheddafi non avrebbero opposto una resistenza particolarmente strenua. In ogni caso, il colpo messo a segno è di grande importanza. Non a caso, i ribelli hanno festeggiato con urla, canti, colpi di clacson e di arma da fuoco sparati in aria. La città, in questo momento, sebbene non ancora in mano al Cnt, non è più controllata, in prevalenza, dalle forze pro Gheddafi. Non sono solo gli insorti a diffondere una tale notizia, ma anche la Nato stessa. Secondo l’Alleanza atlantica, la città è contesa tra le ultime sacche di resistenza dei lealisti e i ribelli. A quanto ha riferito il portavoce della missione Nato Unified Protector, Roland Levoie, le forze della coalizione sono riuscite a penetrare fin nel centro della città, consolidando notevolmente la propria posizione. «Le forze di Gheddafi, estromesse dall’università, dal centro congressi e dall’ospedale principale, hanno perso la loro posizione dominante e non sono più in grado di controllare la città né di ricevere rinforzi o rifornimenti», ha aggiunto, sottolineando come, cosa ancor più decisiva, ora gli aiuti umanitari riescano a raggiungere le zone più interne della città, compreso l’ospedale. La popolazione, inoltre, è messa ora nelle condizioni di potersi mantenere a debita distanza dalle zone ancora controllate dai lealisti.
Giampaolo Di Paola, Presidente del Comitato Militare della Nato, ha spiegato, invece, che i governativi rappresentano, ormai, una belva con le spalle al muro. E «quando la bestia feroce è messa spalle al muro – ha aggiunto -, combatte sino allo stremo delle forze».