Le aspettative di Francesco Di Stefano, 54 anni, imprenditore, abruzzese di Avezzano, sono estremamente elevate. Si trova a Strasburgo, per assistere all’udienza della causa intentata da lui contro l’Italia, e si attende grande soddisfazione «Mi aspetto una sentenza esemplare» nei confronti dell’Italia, nei confronti della quale «abbiamo chiesto un risarcimento di due miliardi di euro». Di Stefano, è il proprietario dell’emittente televisiva Europa 7. E, assieme alla sua udienza, ha adito a vie legali contro il suo Stato per una presunta violazione delle libertà di informazioni. I 17 giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, dopo aver sentito le parti di pronunceranno. Di Stefano, in particolare, lamenta il fatto che, pur avendo la licenza per trasmette non lo abbia mai potuto fare perché gli mancano le frequenze necessarie. Tutto iniziò nel 1999 quando l’Autorità per le Comunicazioni, l’Agcom, bandì una gara per rilanciare le otto concessioni televisive nazionali allora disponibili. Parteciparono, oltre a Mediaset e l’allora Montecarlo, anche Di Stefano, versando 12 miliardi di lire. Di Stefano, oltre che per Europa7, chiese le concessioni per 7plus, che venne esclusa per un cavillo legale. Il ricorso al Consiglio di Stato, tuttavia, gli diede regione. Intanto, Europa 7, per la qualità dei programmi, aveva raggiunto il primo posto. Il governo decise, quindi, di assegnarli le concessioni. Le frequenze, tuttavia, rimasero occupate da Rete 4 e Telepiù nero. Il governo D’Alema allora in carica concesse a Berlusconi, proprietario di entrambe le reti, una concessione provvisoria per trasmettere sine die. La Corte Costituzionale e la Corte di giustizia europea hanno dato ragione all’imprenditore abruzzese. Ma le frequenze sono ancora occupate e pende sull’Italia una sanzione da parte dell’Ue per non aver rispettato le sentenze. Ora lo stato italiano dovrà dimostrare di non aver violato alcun diritto di espressione dell’emittente né quello degli italiani ad essere informati. I giudici delibereranno subito dopo l’udienza. Sarà, tuttavia, necessario attendere almeno tre mesi per la notifica della decisione.
Di Stefano, dal canto suo, nel dare una spiegazione plausibile dello stallo, attribuì la responsabilità a destra come a sinistra: «È un festival di colpe!», disse nel 2008. «La colpa è di tutte le istituzioni, di tutti i governi, di tutti i ministri che si sono succeduti in questi anni. Sono tutti ugualmente colpevoli di questa ingiustizia».