La Turchia è passata al contrattacco, con un’operazione che potrebbe rivelarsi risolutiva, relativamente al problema del terrorismo curdo. Ieri, Ankara ha dovuto subire un sanguinoso attentato da parte dei militanti del Pkk, il Partito curdo dei lavoratori, movimento terrorista di matrice maoista considerato tale da Ue e Usa. Dopo aver atteso, inutilmente, da anni, che fosse l’Iraq – dove, tra le montagne del nord, risiedono le basi dei miliziani – ad occuparsi del problema, la Turchia ha deciso di agire per conto proprio. Ad oggi, infatti, Bagdad non è riuscita a debellare il problema, per cui, oggi, è partita l’operazione militare da parte della repubblica guidata da Erdogan. Già da settimane erano in atto raid aerei contro le postazioni del Pkk. Ma, da ieri, si è deciso anche di intraprendere iniziative terrestri in misura massiccia. Dopo essere penetrato in territorio iracheno, mercoledì, per alcuni chilometri, ma in un solo punto, oggi l’esercito di terra è entrato in Iraq in cinque punti. Sono state mobilitate, in tutto, 22 unità. L’intenzione è quella di stanare definitivamente i terroristi. E di vendicare la morte dei 24 soldati e agenti turchi uccisi nel corso degli attentati di ieri, che hanno causato il maggior numero di vittime in una sola occasione del ’93. Si sono verificati nel sud est del Paese. Nei quartieri di quartieri di Cukurca e Yuksekova e nel centro della città di Hakkari, pochi chilometri a nord del confine con l’Iraq, i terroristi avevano assaltato contemporaneamente diversi edifici dell’esercito e delle forze di sicurezza turche. Il giorno prima, invece, altri attentati erano costati la vita a 8 persone, cinque poliziotti e tre civili, tra cui una bambina di tre anni. Il premier Erdogan dichiarato con forza che gli assalitori non l’avrebbero passata liscia: «Non possiamo sottometterci ad alcun attacco, che arrivi dall’esterno o dall’interno. Non ci arrenderemo, combatteremo il terrorismo». Dopo aver convocato un vertice straordinario e ricevuto la solidarietà dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama, ha  invitato la popolazione alla calma. Ha detto, inoltre, ai cronisti che il terrorismo si potrà sconfiggere unicamente con la democrazia e con il rispetto dei diritti umani.



Il ministro per gli affari europei, Egemen Bagis, ha inoltre convocato l’ambasciatore Marc Pierini, capo della delegazione di rappresentanza dell’Ue ad Ankara. Il contento dei colloqui è rimasto segreto. Pare, tuttavia, che il ministro abbia lamentato, come già accaduto in passato, il sostegno, diretto o indiretto, di alcuni Paesi dell’Unione ai terroristi curdi.



 

 

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