“L’uccisione di Muammar Gheddafi non rappresenta nessuna garanzia del fatto che in Libia cesseranno le violenze. La storia ci insegna che le rivoluzioni partono dall’euforia e dalla felicità e spesso purtroppo finiscono male”. E’ il commento da Sirte alla morte del Colonnello libico dell’inviato del Corriere della Sera, Lorenzo Cremonesi, contattato telefonicamente mentre alle sue spalle i ribelli sparano a più non posso in una festa che ha la maschera dell’esultanza ma rischia di mostrare da un momento all’altro il vero volto della tragedia. Da febbraio in Libia dove ha seguito le alterne vicende della rivoluzione, Cremonesi non ha risparmiato critiche agli aspetti più controversi dei metodi utilizzati dalla Nato e dai ribelli.
Suo lo scoop di quattro giorni fa con cui ha documentato il genocidio della popolazione libica di pelle nera nella città di Tawargha. Ilsussidiario.net ha chiesto all’inviato di commentare in presa diretta la fine del rais e la caduta di Sirte.
Cremonesi, la morte di Gheddafi è una garanzia che le violenze in Libia finalmente cesseranno?
No, non è nessuna garanzia. Il Paese è armato, mentre vi parlo alle mie spalle sparano come dei matti per festeggiare la morte di Gheddafi. La Libia inoltre è divisa tra religiosi e laici. Certamente adesso c’è una grande speranza che le cose migliorino, e questa speranza rappresenta l’unico collante, ma in realtà le garanzie sono poche e come la storia ci insegna le rivoluzioni partono dall’euforia e dalla felicità e spesso purtroppo poi finiscono male. Vediamo che cosa accadrà in Libia nei prossimi giorni e mesi, che saranno decisivi. Certamente gli eventi di questi mesi fanno parte di una realtà molto più ampia che è la cosiddetta primavera araba.
Ogni Paese però ha la sua storia, ogni Nazione ha le sue vicende, e come abbiamo visto l’Egitto è diverso dalla Tunisia, dalla Siria e da tutti gli altri Stati coinvolti dalle rivolte. Quindi le incertezze per la Libia sono enormi e l’esito tutt’altro che prevedibile.
Com’è il clima che ha osservato in queste ore viaggiando da Tripoli a Sirte?
La Libia esulta, c’è gran festa. Sirte da settimane era sul punto di essere presa, ma si temeva che anche dopo una sua capitolazione continuasse l’ incertezza e si sviluppasse anche il terrorismo. Molto osservatori ritenevano che Gheddafi potesse organizzare gruppi di guerriglieri tuareg o comunque suoi fedelissimi e creare terrorismo come avvenuto in Iraq dopo la presa di Baghdad da parte degli americani nel 2003.
Tutto questo in Libia non è avvenuto, Gheddafi è stato ucciso in modo anche molto curioso e inaspettato, proprio nella sua città, dove nessuno aveva previsto che potesse trovarsi. Nessuno negli ultimi tempi aveva avanzato l’ipotesi che Gheddafi fosse proprio a Sirte, la tesi che andava per la maggiore era che fosse nel deserto al confine con la Nigeria e con il Ciad.
Che Libia rimane dopo la morte del rais?
E’ una Libia che è già entrata nella fase post Gheddafi, una Libia che guarda avanti, che naturalmente esulta. Ma dobbiamo tenere ben presente che nelle prossime fasi sarà la politica a essere decisiva. Occorrerà cioè dare una risposta al problema tutt’altro che semplice di dare vita alla transizione per arrivare a elezioni che potrebbero essere previste entro 18 mesi.
E’ vero che Gheddafi sarebbe stato ucciso da un ribelle adolescente?
In questo momento in Libia circolano mille voci e in televisione abbiamo visto dei video confusi. Va ancora chiarito quindi chi sia stato a uccidere Gheddafi: per ora ci sono state solo un’intervista e una conferenza stampa con Mahomoud Jibril, il capo del governo ad interim del Consiglio Nazionale di Transizione libico.
Jibril però non ha fornito alcuna specificazione sulla dinamica dell’uccisione di Gheddafi, nessun dettaglio è stato reso noto e prevedo che ci vorrà tempo. Per il momento circolano solo voci confuse, staremo a vedere che cosa emergerà nei prossimi giorni.
(Pietro Vernizzi)