In Tunisia, dopo il voto di ieri, si sta procedendo al spoglio delle schede, per capire come saranno distribuiti i 217 seggi che andranno a comporre l’Assemblea costituente per redigere la nuova costituzione del Paese e che indiranno le prossime elezioni Parlamentari. Un voto storico, a 9 mesi dalla cacciata di Ben Ali, quando la prima delle primavere arabe ha portato alla destituzione di un despota, provocando un effetto a catena che si è allargato, con il medesimo risultato, a Egitto e Libia e, a breve, probabilmente, alla Siria. Il voto di ieri è stato estremamente significativo anche per l’enorme affluenza registrata: dei 4,1 milioni di aventi diritto, si è recato alle rune il 90 per cento, a quanto ha riferito Boubaker Ben Thaber, segretario generale della commissione elettorale. Anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha registrato la rilevanza della giornata di ieri; congratulandosi con i milioni di tunisini che hanno votato, ha sottolineato come la Tunisia abbia «cambiato il corso della storia, lanciando la primavera araba». Grazie all’enorme affluenza, le autorità hanno fatto sapere che i risultati saranno comunicati in giornata. Già adesso, tuttavia, si conosce, almeno in parte, l’esito della consultazione.
Si sarebbe attestato come vincitore il partito islamico Ennahda (Rinascimento), seguito da due formazioni laiche. «Ci inchiniamo alla volontà popolare», ha dichiarato Maya Zribi, segretaria generale del Pdp, il Partito democratico progressista. Del medesimo avviso Ridha Ben Fadel, portavoce del Pdm, la formazione che raggruppa i partiti principali della sinistra: «Stando a quanto si apprende a livello iniziale, nella nuova Assemblea Costituente la comunità progressista nel suo complesso non potrà radunare una maggioranza». Benché in testa, pare che non sarà in grado di raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi. Di certo, è stato quello in assoluto maggiormente votato dai numerosi tunisini emigrati all’estero, che hanno espresso le proprie preferenze già alcuni giorni fa. Il partito pare che si stia assestando attorno al 40 per cento dei consensi raggiungendo, in alcune circoscrizioni, il 50 per cento. Sono in molti a temere che la rivoluzione possa implodere in una forma di governo estremista fondata su una rigida applicazione del Corano.
Hamadi Jebal, leader 61enne del partito, tuttavia, assicura che, benché una concezione della laicità come quella espressa dalla Francia sia sgradita al suo movimento, il futuro del Paese vedrà una serie distinzione tra Stato e clero. Saranno garantite, ha giurato, le libertà fondamentali. E non ci saranno mai più prigionieri politici, come egli stesso è stato, segregato per 16 anni nelle carceri del regime, 4 dei quali in totale isolamento. I turisti potranno continuare a frequentare la Tunisia senza restrizioni. E le discoteche continueranno ad essere aperte per tutti.