E’ stato violentissimo il terremoto che ha investito, oggi, la Turchia, 19 chilometri a nord-est della città di Van, al confine con l’Iran. E’ avvenuto alle 13.41 locali, le 12.41 italiane, ed è stato di 6.6 gradi di magnitudo secondo l’Osservatorio Kandili di Istanbul, di 7.2, invece, secondo l’Istituto geologico. Il suo ipocentro è stato individuato a 7,2 chilometri di profondità. Relativamente, quindi, in “alto”, vicino, cioè, alla superficie. Tuttavia, nell’immenso dramma che si è consumato in pochi istanti, Ozgehan Senyuva, professore di relazioni Internazionali all’Università Tecnica del Medio Oriente di Ankara, contattato da ilSussidiario.net, ci spiega che «la tragedia poteva essere di immani proporzioni. Ma una serie di circostanze ha fatto sì che i danni, nonostante il terremoto fosse di intensità devastante, fossero tutto sommato limitati». Si continua scavare, in ogni caso, tra le macerie. Il calare del sole sta rendendo le operazioni più difficili. I morti sarebbero tra i 500 e i mille, mentre i sopravissuti sono in preda al panico. Non ci sarebbero italiani tra le persone coinvolte ma «nella zona c’è anche una grande università con 10mila studenti; purtroppo, tra i palazzi crollati c’è anche un dormitorio studentesco», precisa Senyuva. «Tuttavia – continua – il disastro maggiore si è verificato in una piccola città vicina a Van, Ercis. Da lì, le notizie giungono ancora in maniera frastagliata». Il professore ci spiega che le cose sarebbero potute andare molto peggio. «Le linee telefoniche non sono state interrotte, e i telefoni funzionano ancora. Come anche l’aeroporto, dal quale sono giunti viveri e medicinali trasportati da velivoli militari. Inoltre, la Mezzaluna Rossa (corrispettivo della nostra Croce Rossa, ndr), le tante organizzazioni internazionali in campo, l’esercito e i volontari stanno facendo bene il proprio lavoro». L’emergenza, quindi, sta venendo gestita in maniera efficace. «Sono già stati distribuiti dei pasti e allestite delle tende». Sul numero dei morti, Senyuva non è convinto di quanto riportato dagli organi di informazione. «Si dice che siano mille. Personalmente, ho parlato con un giornalista di un giornale locale di Van, che mi ha riferito che il numero delle vittime potrebbe essere ridimensionato a 100-150. Attualmente, tuttavia, non esistono ancora stime ufficiali». Qualunque sia il numero effettivo, Senyuva fa presente che sarebbe potuto essere molto più alto: «Siamo stati, tutto sommato, fortunati che è avvenuto di domenica, durante il giorno. Gli uffici e le scuole erano chiusi, e – dato il bel tempo – molte famiglie erano fuori città per dei picnic».



Sulle polemiche sollevata dal sindaco di Van in merito al mancato rispetto delle norme antisismiche, Senyuva ha un’opinione diversa: «Van è una città che, negli ultimi tempi, ha beneficiato di un certo sviluppo grazie al turismo. Nel centro della città, infatti, molti palazzi sono stati costruiti di recente. Non è un caso che un terremoto di una tale magnitudo abbia distrutto solamente alcune decine di abitazioni». L’emergenza sta venendo gestita come si deve. Ma il tempo stringe. «Purtroppo – conclude -, per mercoledì, è atteso un peggioramento del tempo, ci si aspetta la neve, e bisognare fare in fretta».

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