Lo stupro, come arma di conversione coatta, in Pakistan, ha raggiunto livelli allarmanti. La denuncia proviene da Asian Human Rights Commission (Ahrc), un’organizzazione indipendente per la tutela, in Asia, dei diritti umani. Che ha prodotto uno studio i cui sono citati numerossimi casi del genere, specialmente nella provincia del Punjab. Si tratta di una pratica che sta mettendo duramente a repentaglio la convivenza tra fedi diverse «causa della totale assenza dello stato di diritto e dell’atteggiamento parziale delle forze dell’ordine e del sistema giudiziario». Ovviamente, le conversioni forzate avvengono per mano islamica e, ad essere maggiormente colpite, le donne cristiane, che, dopo esser stata violentate sono obbligate con la forza a sposarsi e a convertirsi alla fede di Maometto. L’aumento delle violenze e degli episodi di questo genere è aggravato dal fatot che nessuno tra le forze dell’ordine o tra gli esponenti del sistema giudiziario e della magistratura del Paese intende porvi un freno per timore – e, spesso, connivenza – con i gruppi fondamentalisti di matrice islamica, radicati nel territorio a tutti i livelli di potere. Tali gruppi, si legge nella relazione dell’associazione, trattano le minoranze alla stregua di «forme inferiori di vita». Un esempio di una tale concezione di chi professa una fede diversa, è quello di Asia Bibi, la cristiana pakistana di 45 anni rinchiusa nel carcere di Sheikhupura, nella provincia del Punjab, a causa della famigerata legge sulla blasfemia.
La donna, in attesa del processo d’appello, sta pregando per tutte le persone che si sono ricordare di lei. Imprigionata dal 2010, e condannata a morte dopo che un gruppo di donna l’avevano denunciata per aver insultato Maometto, ha commosso il mondo intero e suscitato una mobilitazione da parte di numerosi intellettuali e politici da ogni angolo del globo perché venga liberata. E perché la legge sulla blasfemia venga abolita. Ora, tuttavia, la situazione è resa ancor più complicata dal fatto che gli estremisti hanno messo una taglia sulla sua testa. Il carcere, dove le misure di sicurezza sono state aumentate, resta paradossalmente il luogo più sicuro in cui rimanere.
I
Intanto, il marito ha smentito che la donna, in carcere, sarebbe stata torturata, come era stato riferito nei giorni scorsi.