La prima volta dei tunisini al voto in un’elezione libera, che ha incoronato gli islamici moderati del Partito Ennahda. In tutto pari al 90 per cento l’affluenza al voto, con il Partito della Rinascita di Rached Ghannouchi primo con oltre il 30 per cento dei 217 seggi del Parlamento. Ilsussidiario.net ha intervistato Osama Al-Saghir, neo-eletto parlamentare nelle file di Ennahda nella circoscrizione Italia dei tunisini all’estero, per chiedergli di commentare il significato di questo momento storico per il suo Paese e il valore politico della vittoria del suo partito. Partiamo dalle immagini dei tunisini in coda per votare.
Il Paese entra nella democrazia, ma i problemi economici che hanno portato alla cacciata di Ben Alì restano …
Su questo è necessaria una premessa: Ben Alì non è stato deposto perché incapace di dare una risposta alla povertà nel Paese, bensì perché era un dittatore. Il problema della Tunisia non era innanzitutto che la gente non aveva da mangiare, ma che il regime concepiva le persone come sudditi privi di dignità. Non è stata quindi la rivoluzione delle baguette o del Gelsomino, come voi occidentali l’avete chiamata, ma la rivoluzione della “karamah”, che in arabo vuol dire dignità. I tunisini chiedevano rispetto in quanto esseri umani, ed è proprio garantendo questo valore che diventano possibili, anche se non è la cosa più importante, una crescita economica e risposte adeguate alla povertà. Tutto il regime di Ben Alì era basato infatti sull’ingiustizia e sul misconoscimento dei diritti delle persone. E la conseguenza era che il 70 per cento della ricchezza del Paese era nelle mani di 100 individui. E’ proprio contro questo sistema corrotto che si batterà il partito di Ennahda.
E’ la rivendicazione di questa dignità che ha spinto il 90 per cento dei tunisini a votare?
Sì, perché domenica per la prima volta hanno visto affermarsi l’opportunità che era sempre stata negata. Tanto è vero che la frase più ricorrente entrando nel seggio, sia da parte dei ragazzi appena maggiorenni sia da parte degli anziani con i capelli bianchi, era: “Scusatemi, è la prima volta che voto in vita mia”. Una frase semplice, eppure in questo “è la prima volta” c’è dentro tutto.
Qual è il significato politico della vittoria di Ennahda?
Significa che la maggior parte dei tunisini ha un’appartenenza religiosa moderata e di conseguenza ha scelto un partito di ispirazione islamica moderata come il nostro. Inoltre Ennahda, rispetto a tutti gli altri partiti, si è rivelato quello più organizzato, più preparato e soprattutto più in grado di predisporre un forte programma da attuare nell’attività di governo che ci attende. Per redigerlo vi hanno lavorato più di 180 esperti.
Il presidente libico Jalil ha dichiarato che introdurrà la Sharia nella Costituzione. Voi che cosa farete?
Il programma politico di Ennahda comprende 365 punti, lavoreremo finché riusciremo ad applicare ciascuno di essi. Ma la Costituzione in Tunisia è sempre stata di tipo civile, e resterà tale: noi tunisini siamo diversi rispetto ai nostri vicini libici. Dobbiamo però intenderci su quale sia il significato della parola Sharia, che è sostanzialmente un insieme di regolamenti e di indicazioni relative al comportamento. Nel momento in cui si reputerà che alcune di queste indicazioni siano degne di avere lo status di leggi, glielo conferiremo.
Come deciderete quali misure della Sharia adottare e quali no?
Il nostro è un Paese che vive già all’interno di una cultura islamica, ma alcune parti della Sharia non vanno bene per la società tunisina: per esempio la poligamia o imporre il velo. Ma ci possono essere altri elementi della Sharia utili non solo per la Tunisia, ma anche per l’Europa. Per esempio, alcuni spunti legati alla finanza islamica sono in corso di recepimento da parte dello stesso ordinamento francese. Quello che conta è non prendere tutta la Sharia come un unico blocco di norme da applicare integralmente.
Quale garanzia siete in grado di dare che i fondamentalisti non prevarranno?
La stessa esperienza del nostro partito, che non è fondamentalista. L’ispirazione di Ennahda è infatti islamico-moderata, i tunisini ci conoscono e ci hanno scelto proprio per questo.
Concretamente quali obiettivi cercherete di raggiungere?
La lotta alla corruzione, la difesa dei diritti dei giovani, la realizzazione di grandi opere infrastrutturali anche per creare nuovi posti di lavoro. Ci impegniamo inoltre a fare il possibile per bloccare totalmente l’emigrazione clandestina, favorendo l’utilizzo di questa grande risorsa umana all’interno della Tunisia. Cercheremo di rafforzare un libero interscambio commerciale nell’area del Mahgreb. Ma soprattutto offriremo grandi opportunità alla libera iniziativa economica, promuovendo una maggiore e reale collaborazione con l’Ue, cui stiamo per presentare la richiesta per avere lo status avanzato nei rapporti. In sintesi, presteremo il maggiore ascolto possibile a quelle che sono le esigenze della gente e staremo il più lontano possibile dal sistema del passato che non teneva conto minimamente di queste richieste.
L’immigrazione clandestina garantisce elevate rimesse al suo Paese. Per quale motivo dovreste impegnarvi a contrastarla?
Perché Ennahda vuole favorire soltanto l’immigrazione legale. Quella clandestina infatti è una perdita di vite umane, gente che si butta in mare e nel momento in cui arriva in Italia non ottiene nessun tipo di garanzia. La via che va seguita al contrario consiste nel favorire l’immigrazione legale per motivi di studio, lavoro o interscambio tra le imprese italiane e quelle tunisine.
Dopo la caduta di Ben Alì però l’immigrazione clandestina è aumentata. Voi come farete a fermarla?
E’ aumentata perché per un certo lasso di tempo, in seguito alla rivoluzione, è venuto a mancare lo Stato. Con il ripristino dell’autorità statale la situazione cambierà.
(Pietro Vernizzi)