Una legge religiosa, fortemente voluta dal presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbaiev, che porterà a un controllo capillare di ogni organizzazione religiosa così come dei singoli esponenti religiosi. E’ quanto ha appena approvato la Camera bassa del Parlamento kazako. Sulla carta, la legge incute timore: si prevede in essa infatti la registrazione obbligatoria di ogni singolo gruppo religioso per avere il conseguente riconoscimento dalle autorità. Anche i gruppi che lo avevano già richiesto in passato dovranno far nuovamente domanda di riconoscimento. Tutti i religiosi presenti nel Paese o quelli che vi vogliono entrare, come i missionari, dovranno farsi registrare mentre l’attesa burocratica per avere il visto di ingresso diventerà parecchio lunga. La legge prevede anche il divieto di preghiera negli uffici pubblici e dispone il numero minimo di persone che possono fare parte di un gruppo religioso affinché esso venga riconosciuto dalle autorità. Per il presidente Nazarbaiev, si tratta di una legge necessaria a bloccare sul nascere certi virgulti terroristici e fondamentalisti che stanno prendendo piede nel Paese. “Ci sono troppe moschee” ha detto al proposito “che operano senza autorizzazione: occorre riportare l’ordine a casa nostra”. In realtà il pericolo di terrorismo in Kazakistan non sembra così grande come suggerisce la preoccupazione del suo presidente. IlSussidiario.net ha chiesto un commento all’avvocato Dimitri Uricenko, residente in Kazakistan.
Avvocato, c’era davvero necessità di un legge che appare così restrittiva e limitante delle libertà religiose?
Credo che se l’hanno approvata con tanta urgenza, abbiano i loro motivi. La legge comunque dovrà ancora essere elaborata e precisata, non è allo stadio finale. E’ stata presentata come difesa dal terrorismo, anche se personalmente non credo che una persona che voglia fare un attentato si presenti necessariamente sotto abiti religiosi.
Ma ci sono elementi concreti che fanno pensare a uno sviluppo del fondamentalismo e del terrorismo in Kazakistan?
In realtà la situazione non è particolarmente preoccupante. C’è stato un caso recentemente di una persona che si è fatto esplodere con una autobomba nei pressi di un ex carcere del KGB. Ritengo che provvedimenti di controllo sulla popolazione come quelli di questa legge religiosa vengano presi più sulla base della paura che per una ragionevolezza di fondo.
Tra i vari punti che tocca la legge c’è anche quella del riconoscimento storico, come religioni fondanti del Paese, dell’islam e del cristianesimo ortodosso. Non è discriminante per le altre forme religiose?
Ci sono alcuni esponenti del governo, come il presidente dell’Agenzia statale per gli affari religiosi, Lama Sharif, che hanno espresso una tendenza a formulare il principio “una nazione, una religione”. Si tratta però del riconoscimento del ruolo storico che l’islam e la Chiesa ortodossa hanno sempre svolto in questo Paese. Si tratta del riconoscimento della vita spirituale del popolo. Lo Stato continua a riconoscere e rispettare ogni altra religione confermando il diritto a manifestarle e garantirne i diritti.
C’è preoccupazione però per i missionari della Chiesa cattolica, a cui viene richiesta una registrazione e un particolare visto di ingresso che può anche essere negato a discrezione.
Sì, i missionari che dovranno adesso entrare in Kazakistan dovranno sottoporsi a una procedura burocratica molto lunga, che potrebbe richiedere anche due o tre mesi prima dell’accettazione del loro visto.
E della registrazione di ogni gruppo religioso cosa dice?
Esisteva già un numero minimo di persone per il riconoscimento di un gruppo religioso. Fino a oggi bastavano dieci persone per chiedere di essere riconosciuti ufficialmente. Secondo la nuova legge, per essere riconosciuti come gruppo religioso cittadino adesso bisognerà essere almeno in cinquanta, mentre a livello di regione bisognerà essere almeno in 500.
Questo vuol dire che anche una parrocchia dovrà essere riconosciuta ufficialmente e dovrà avere un numero minimo di appartenenti?
In realtà no, perché la Chiesa cattolica ha uno concordato speciale con il governo in cui è contenuta una clausola dell’accordo internazionale sul riconoscimento delle attività della Chiesa cattolica. Dunque una parrocchia non dovrà registrarsi. E’ un problema questo che riguarderà le piccole comunità cristiane indipendenti, gli evangelici e i protestanti in genere che non hanno una autorità unica, ma che sono indipendenti l’una dall’altra.
Come sono attualmente i rapporti con la Chiesa cattolica in Kazakistan?
Sono buoni, dipende poi dalle regioni. Al nord e al centro questi rapporti sono buoni, lo Stato si è sempre dimostrato disponibile a lavorare con i cattolici e c’è la disponibilità della gente di appartenenza islamica a mantenere buoni rapporti. L’importante è che il cattolico sia sempre più sveglio, viva la sua appartenenza e testimoni la sua fede. Il fatto che ci sia un buon rapporto sostanziale è dimostrato anche dal fatto che la legge religiosa prevede la possibilità di formare scuole spirituali, cioè il diritto di ogni religione ad avere la propria scuola.