Gli sforzi di Mahmoud Ahmadinejad per utilizzare l’energia atomica a scopi militari continuano senza sosta, come documentato dal recente rapporto dell’Aiea secondo cui “l’Iran ha condotto attività rilevanti al fine di sviluppare un ordigno esplosivo nucleare”. Israele risponde minacciando di bombardare l’eterno rivale, un’eventualità che non solo scatenerebbe la terribile rappresaglia di Teheran, ma trascinerebbe nel conflitto anche Paesi vicini come Siria, Libano e Palestina. Secondo Fausto Biloslavo, giornalista di guerra de Il Giornale, “al momento siamo solo nella ‘fase uno’, quella della battaglia psicologica, con proclami da parte di Israele e degli Usa che servono più che altro a tenere Teheran sotto pressione. Ma il rischio che Ahmadinejad tiri troppo la corda, superando la linea rossa del non ritorno, è reale e potrebbe scatenare la ‘fase due’, con una guerra regionale dalle dimensioni gigantesche”.



Biloslavo, ritiene che l’Iran abbia davvero delle testate nucleari come teme Israele?

No, Teheran non è ancora arrivato a questo punto, ma ritengo che oltre al programma per l’uso civile del nucleare stia studiando anche un programma militare. Tra l’intenzione di raggiungere questo obiettivo e il suo effettivo raggiungimento c’è però una differenza fondamentale, quella cioè tra la guerra e la pace. Anche se non escludo che ad Ahmadinejad manchino solo pochi mesi per arrivare a costruire materialmente un ordigno atomico.



Ritiene quindi che il rapporto dell’Aiea sia convincente?

Il rapporto dell’Aiea è abbastanza convincente, anche se nelle ultime settimane abbiamo assistito a vera e propria guerra psicologica tra Israele e l’Iran. Se lo volessero, gli iraniani sarebbero senz’altro in grado di arrivare a costruire una bomba atomica in tempi piuttosto rapidi. Per il momento non ce l’hanno ancora, ma la capacità di dotarsene secondo gli israeliani è già di per sé una minaccia. E quindi grazie anche al rapporto dell’Aiea si è sollevato lo spauracchio dei venti di guerra, dicendo: “Siamo pronti”. Così in questi giorni abbiamo sentito parlare di un attacco entro Natale, o addirittura nell’arco di pochi giorni.



E’ davvero così?

Per ora la vera battaglia è quella della propaganda, e a essa si aggiunge una guerra dei servizi segreti che è in corso da anni e che ha portato a omicidi, rapimenti e sparizioni di scienziati iraniani per mano dell’intelligence israeliano. L’ultima uccisione in ordine di tempo è quella di Hassan Moghadam, esperto missilistico iraniano, vittima dell’esplosione non certo casuale avvenuta sabato nella centrale nucleare di Bigdaneh.

 

Quando scatterà la “fase due”, con gli israeliani che attaccheranno l’Iran?

 

Avverrà nel momento in cui l’Iran dovesse dotarsi veramente della bomba atomica. Fino a quel momento Israele si guarderà dallo scatenare una guerra, perché sa che in quel caso le rappresaglie di Teheran sarebbero terribili e inevitabili.

 

Barack Obama ha dichiarato che sull’Iran “nessuna opzione” è esclusa, neppure un attacco militare. Fino a che punto parla sul serio?

 

Se pensiamo ai problemi economici che stanno attraversando gli Usa, ai vari fronti aperti come l’Iraq e l’Afghanistan e alle elezioni dell’anno prossimo, è evidente che Obama non vorrebbe affatto lanciarsi nell’avventura di un attacco all’Iran. Ma è anche vero, come dichiarato dal presidente Usa, che tutte le opzioni sono sul tavolo. Tutto dipende da quanto gli iraniani tireranno la corda: finché agiteranno soltanto lo spauracchio dell’atomica islamica non avverrà nulla, non appena metteranno in pratica il programma nucleare entreremo nella “fase due”, quella del conflitto. Per il momento siamo solo nella “fase uno”, che è comunque un gioco molto pericoloso sull’orlo del baratro. Nel momento in cui si inizia a lavorare al programma per l’uso militare del nucleare, è chiaro che la linea rossa del non ritorno può essere raggiunta da un momento all’altro, scatenando una guerra regionale di dimensioni gigantesche.

 

In caso di attacco, quale sarebbe la capacità di reazione militare di Teheran?

 

Innanzitutto, i contingenti occidentali in Afghanistan si trovano a un passo dall’Iran. La base italiana di Herat si trova solo a cento chilometri dal confine, e per Ahmadinejad colpirla sarebbe un tiro al piccione. Lo stesso potrebbe avvenire in Iraq, per non parlare della quinta flotta nel Golfo Persico e più in generale di tutta una serie di interessi Usa a portata di missile, o delle ambasciate dove potrebbero avvenire degli attentati. L’Iran inoltre può bloccare lo stretto di Hormuz e in questo modo strangolare l’intero Occidente, perché è da quel braccio di mare che passa gran parte del petrolio diretto verso Europa e Nord America.

 

Israele invece è al sicuro?

Gli iraniani sono perfettamente in grado di colpire Israele con missili terra-terra basati su una tecnologia balistica nordcoreana, che possono essere armati con testate sia convenzionali sia chimiche, batteriologiche e nucleari. Israele a sua volta ha a disposizione dieci bombe atomiche: è facile immaginare quindi che cosa avverrebbe nel caso di una guerra.

 

Quali altri Paesi sarebbero coinvolti?

 

Gli Hezbollah libanesi sono stati riforniti dall’Iran di nuovi missili e potrebbero colpire qualsiasi città israeliana: si parla addirittura di un’ipotesi di wargame con mille razzi nei primi giorni. Ma anche i palestinesi di Hamas e la Siria si lancerebbero nella guerra. Quindi sarebbe come buttare un cerino in un bidone di benzina, facendolo esplodere.

 

La guerra psicologica promossa da Israele può finire per rappresentare questo cerino?

 

No, io auspico che Israele prosegua la guerra psicologica e non incominci quella vera. E’ giusto denunciare quella che Gerusalemme avverte come una minaccia, e nello stesso tempo rallentare la corsa agli armamenti dell’Iran attraverso l’opera dei servizi segreti. In questo modo è possibile evitare che Teheran raggiunga il punto di non ritorno, che quantomeno per il Medio Oriente sarebbe di fatto l’Apocalisse.

 

Quali sono gli interessi che spingono Cina e Russia a opporsi alle sanzioni all’Iran?

 

I cinesi hanno accordi per il petrolio iraniano, e i russi hanno addirittura costruito la centrale atomica di Bushehr. I russi hanno accordi di tutti i tipi con Ahmadinejad, compresi quelli per la fornitura di armi, tra cui i missili terra-aria S-300 che possono essere utilizzati in caso di attacco aereo da parte di Israele.

 

Il conflitto interno tra Ahmadinejad e gli ayatollah può dare un’accelerata alla corsa iraniana al nucleare?

 

Quello che è in corso è un braccio di ferro tra Ahmadinejad, guida politica ed ex pasdaran, e Ali Khamenei, capo spirituale del Paese. Lo scontro avviene un po’ su tutti i fronti, con il Parlamento iraniano che ha sfiduciato diversi ministri e, incoraggiato dall’ala dei falchi di Khamenei, ha addirittura ha tentato l’impeachment del presidente Ahmadinejad. Insomma in Iran ci sono forze in movimento che possono portare a uno scontro più duro e magari anche a un cambiamento di regime. La corsa al nucleare non è altro che un capitolo di questa guerra feroce all’interno del regime iraniano.

 

(Pietro Vernizzi)