La tv satellitare Al Jazira ha diramato la notizia: Essam Sharaf, il primo ministro egiziano, e il suo governo hanno presentato le dimissioni per poi rimettere il proprio mandato a disposizione del Consiglio Supremo delle Forze Armate, che ha successivamente accettato le dimissioni. E mentre continuano gli scontri, la violenza e i morti (il bilancio ufficiale parla di almeno 22 vittime e oltre 1800 feriti), il portavoce del governo, Mohamed Hegazy, ha fatto sapere che proprio alla luce «delle difficili circostanze in cui si trova al momento il Paese, l’esecutivo continuerà ad amministrare il Paese fino a quando non sarà presa una decisione sulle sue dimissioni». Il sito web Youm7, senza spiegare molto altro, ha riferito chq questa mattina le forze di sicurezza hanno arrestato 39 manifestanti, presunti responsabili di un incendio scoppiato all’interno della sede dell’Assemblea nazionale per il cambiamento, il partito di Mohammed ElBaradei. Inoltre si parla della scarcerazione di 67 persone precedentemente arrestate per i disordini avvenuti in piazza Tahrir. Intanto, Mohamed El-Beltagy, esponente del partito Libertà e giustizia dei Fratelli Musulmani, ha annunciato che «gli attivisti di 35 partiti e movimenti egiziani stanno convergendo verso piazza Tahrir, al Cairo», per creare uno «scudo umano a difesa dei manifestanti» coinvolti nelle ultime ore negli scontri con le forze di sicurezza. Proprio i militanti di questi 35 tra partiti e movimenti egiziani hanno presentato una denuncia alla Procura generale del Cairo contro il ministro dell’Interno, Mansour Essawy, e il ministro dell’Informazione, Osama Heikal, proprio a causa dei violenti scontri di questi giorni, e hanno convocato una manifestazione per domani pomeriggio. In una nota diffusa proprio dalle 35 formazioni si legge che «il ricorso alla forza da parte della polizia indica che il Consiglio supremo delle Forze armate è alla guida del movimento contro la rivoluzione in Egitto e ha fallito in questa fase di transizione». Inoltre, si legge, viene chiesto di lasciare il potere «a un governo di salvezza nazionale, che abbia i poteri per gestire la fase di transizione, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza e l’economia, e di definire un calendario preciso per il trasferimento dei poteri a un presidente eletto».
Infine i partiti e movimenti vogliono « la riforma del ministero dell’Interno, lo scioglimento della polizia antisommossa, garanzie per processare tutti coloro hanno le mani sporche di sangue, processi contro coloro che sono dietro le aggressioni ai civili dal 25 gennaio fino alla strage del 19 e 20 novembre».