Si sono riaccesi violenti gli scontri in piazza Tahrir al Cairo. E’ il terzo giorno di battaglia in quella che fu la piazza della rivoluzione contro il regime Mubarak, diventata adesso la piazza della rivoluzione conte la rivoluzione. Di fatto, si manifesta e si protesta contro quello che doveva essere un regime transitorio, quello dei militari che avevano fatto da garanzia per la fine di Mubarak, e che adesso invece sembrano intenzionati a non mollare il potere. Sembra, perché la situazione reale in Egitto non è per nulla chiara: quello che è chiaro, come mostrano molti video e in particolare quello che mostriamo anche noi in questa news, (poliziotti che trascinano il cadavere di un manifestante buttandolo in un cassonetto della spazzatura) è la violenta repressione da parte dell’esercito e della polizia nei confronti dei manifestanti. Al momento il bilancio sarebbe di almeno quaranta morti e oltre duemila persone ferite. I militari giustificano tale repressione con l’esigenza di proteggere gli edifici governativi posti nelle vicinanze della piazza dall’assalto dei manifestanti, che effettivamente avevano tentato di raggiungere il vicino ministero degli interni. Allo stesso tempo sempre i militari garantiscono il diritto di manifestare e di fare sit-in in piazza, a patto che non ci siano violenze da parte dei manifestanti. Le violenze al momento sembra arrivino solo da parte delle forze dell’ordine che caricano indiscriminatamente anche con mezzi pesanti la folla. Stanotte si era assistito a un tregua degli scontri, stamane invece erano ripresi fino a quello che sembrava il raggiungimento di un accordo di pace stipulato grazie all’intervento dell’imam della moschea che sorge in piazza Tahrir. Ma anche tale accordo è sfumato quando sono ripresi gli scontri. Al momento si apprende che anche le donne sarebbero scese in piazza a sostegno dei manifestanti, mentre i rappresentanti di ben trentacinque partiti e movimenti vogliono fare da scudo umano davanti ai manifestanti. Tutto questo mentre il prossimo 28 novembre dovrebbero tenresi le prime lezioni libere per il nuovo Parlamento egiziano, elezioni a cui sembra che i manifestanti non credano più.