“Il futuro dei cristiani in Egitto si decide in base al numero di persone che andranno a votare lunedì. Se l’affluenza sarà scarsa vinceranno i fondamentalisti, e potranno cambiare le regole per restare al potere all’infinito. Se in tanti si recheranno alle urne, sarà il giorno della svolta”. Padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica in Egitto, commenta così la convulsa vigilia elettorale che sta attraversando il Paese. Ieri nel quarto giorno consecutivo di scontri quattro civili sono stati uccisi dalla polizia che, secondo Mohammed El Baradei, per disperdere la folla avrebbe utilizzato le bombe chimiche ai gas nervini.



Padre Greiche, quali sono le responsabilità del Consiglio militare nelle violenze che abbiamo visto in tv?

E’ qualcosa di veramente terribile, la polizia e il Consiglio militare hanno commesso un grave errore. Sabato hanno attaccato un centinaio di persone indifese, e questo è stato compiuto di proposito e senza motivo. Un gruppetto si era insediato in un’aiuola in disparte, dove non stava né manifestando né compiendo alcuna violenza. All’improvviso è arrivata la polizia che ha compiuto un raid, malmenando brutalmente chiunque si è trovata di fronte. Dopo la caduta di Hosni Mubarak, gli egiziani non accettano più questo tipo di trattamento da parte di chi detiene il potere. Ed è il motivo per cui è evidente che il Consiglio militare non ha imparato la lezione dalla cacciata del dittatore, perdendo così tutta la sua credibilità.



Per quale motivo gli scontri sono continuati anche ieri?

Ieri pomeriggio i tafferugli sono proseguiti in una via posta tra piazza Tahrir e il ministero dell’Interno. I giovani hanno lanciato pietre contro la polizia, che ha risposto con gas lacrimogeni. Il gruppo di manifestanti era però piuttosto sparuto. Ho parlato personalmente con questi ragazzi, chiedendo quale fosse il loro obiettivo, e mi hanno risposto che volevano impedire che la polizia raggiungesse piazza Tahrir. Gli agenti hanno invece dichiarato che stavano soltanto proteggendo il ministero dell’Interno, per impedire che i giovani vi entrassero prendendo delle persone in ostaggio.



Ma chi sono i manifestanti che si contrappongono alla polizia?

I giovani che protestano non appartengono a nessun gruppo organizzato. Si tratta di una manifestazione spontanea, chi è per strada lo fa di sua iniziativa e in modo neanche troppo serio. I gruppi organizzati, come i Fratelli musulmani, non stanno partecipando, anzi hanno proibito ai loro giovani di recarsi in piazza e di unirsi a manifestazioni di qualsiasi tipo. Il movimento islamista vuole infatti che le elezioni si tengano lunedì come previsto.

 

Ma quanto sta avvenendo in Egitto è colpa anche dell’ingenuità e della disorganizzazione dei partiti liberali?

 

I politici liberali martedì hanno partecipato a un tavolo con il Consiglio militare. Il feldmaresciallo Hussein Tantawi ha quindi diffuso un comunicato in sette punti, in cui si parla della necessità di ristabilire la pace, tenere regolarmente le elezioni, non ricorrere ai tribunali militari bensì a quelli civili. Eppure la guida del Consiglio militare non ha nemmeno pensato a scusarsi per le persone rimaste uccise nel raid della polizia o soffocate dai gas lacrimogeni, per non parlare del migliaio di feriti anche in modo molto grave.

 

E’ opportuno rimandare le elezioni, o vanno tenute nelle date previste?

 

Gli scontri stanno avvenendo nella sola area di piazza Tahrir, ma nel resto del Cairo e dell’intero Paese non si vedono manifestazioni. Quello che il mondo sta vedendo in televisione è diverso dalla realtà dell’Egitto. Ieri mattina mi sono recato nel centro della città: le strade erano piene di auto e di passanti e i negozi e le banche erano aperti, insomma tutto sta funzionando in modo normale. Il mio invito quindi è di andare tutti quanti a votare in massa per chiudere una volta per tutte questa fase di transizione, e fare nascere la democrazia in Egitto.

 

Teme di più la dittatura dei militari o il trionfo dei Fratelli musulmani alle elezioni?

 

Se il Partito Libertà e Giustizia, espressione dei Fratelli musulmani, riuscirà a salire al potere con delle elezioni regolari, sarà il male minore. Se non governerà bene e nell’interesse di tutti i cittadini, alla prossima tornata sarà sconfitto. Al contrario, se il Consiglio militare resterà ancora in carica, temo che non se ne vada mai più. Inoltre, dopo che i Fratelli musulmani hanno scelto di non prendere parte alle manifestazioni in piazza Tahrir, hanno perso larga parte della loro credibilità. E questo non solo tra i giovani, ma persino nel ceto medio-basso che di solito è il bacino elettorale dei Fratelli musulmani. I partiti islamisti inoltre sono sempre più divisi al loro interno e questo, sia detto tra parentesi, per i cristiani è un bene.

 

Una volta vinte le elezioni, i fondamentalisti potrebbero cambiare le regole e rimanere per sempre al potere?

E’ possibile che ciò accada. Proprio per questo motivo, è indispensabile che tutti i cristiani egiziani lunedì si rechino a votare per scegliere i nuovi parlamentari. E lo stesso devono fare i musulmani liberali, cioè tutti gli egiziani normali, non fondamentalisti e dalla mentalità aperta. Maggiore è il numero di persone che si recherà al voto, minore sarà il numero di fondamentalisti che avremo nel nostro Parlamento. I cristiani quindi devono compiere il loro dovere di cittadini, partecipando al voto e compiendo tutto quanto è possibile affinché l’esito elettorale sia positivo.

 

Qual è la soluzione politica che la Chiesa cattolica auspica per l’Egitto?

 

Noi cattolici, come la maggior parte degli egiziani, ortodossi o musulmani, riteniamo che la ruota della democrazia debba finalmente girare, e che occorre un governo transitorio molto forte, per salvare la situazione e controllare lo svolgimento delle elezioni, portandoci nell’arco di sei mesi ad avere un Parlamento e un Presidente eletto.

 

Chi vedrebbe bene nel ruolo di presidente del Consiglio?

 

Auspico un governo composto da civili, in grado di raccogliere il consenso di tutti i partiti politici e dei giovani della rivoluzione, e non qualcuno con un programma politico discutibile. Mohammed El Baradei può essere un buon premier, purché sia supportato da una buona squadra di governo. Anche nell’esecutivo di Essam Sharaf, che si è appena dimesso, c’erano alcuni buoni ministri, ma non avevano l’autorità o il consenso del Consiglio militare per realizzare ciò che volevano.

 

Attualmente in Egitto i cristiani sono perseguitati o attaccati?

 

I musulmani normali si comportano bene nei confronti dei cristiani, e sono mossi dal desiderio di dimostrare che non sono né terroristi né fondamentalisti. Ma noi cristiani siamo spaventati dall’idea di poter avere i salafiti al governo, che salendo al potere potrebbero renderci la vita difficile.

 

(Pietro Vernizzi)