Mentre il Governo Monti otteneva in Parlamento la conferma del suo mandato per la definizione di un piano di risanamento e rilancio del sistema italiano, si è tenuto a Bruxelles un seminario di presentazione del programma che la Commissione Europea ha adottato per assicurare il necessario sostegno allo sviluppo dell’impresa sociale, riconosciuta fattore irrinunciabile di riposta al bisogno, di creazione di nuova occupazione, di ripresa economica e sociale.
Tutti i relatori, dal presidente Barroso al premio Nobel Yunus (famoso per le iniziative di microcredito a favore dei più poveri), dal Commissario al Mercato Interno Barnier, primo promotore dell’iniziativa, al direttore del Centro per l’imprenditorialità, le PMI e lo sviluppo locale dell’Ocse Sergio Arzeni, hanno convenuto sul fatto che le imprese sociali e, più in generale, l’economia sociale e solidale, svolgeranno un ruolo fondamentale per rafforzare la crescita, l’occupazione e la competitività, e al contempo fondare (ri-fondare?) una società più inclusiva.
Il tutto nasce dal riconoscimento che l’impresa sociale, sebbene spesso molto piccola e operante solo a livello locale, possiede oggi un preziosissimo potenziale di crescita e di creazione di posti di lavoro che si assomma alla sua funzione irrinunciabile per l’inclusione e la coesione sociale. Le analisi elaborate dalla Commissione evidenziano che nell’UE l’economia sociale dà lavoro a più di 11 milioni di persone, pari al 6% dell’occupazione complessiva e che quasi il 25% delle nuove imprese create in Europa è un’impresa sociale. È interessante evidenziare, inoltre, che queste imprese sono spesso anche più produttive e competitive di quelle “tradizionali”, proprio in forza della loro natura che favorisce un coinvolgimento più responsabile e partecipativo dei lavoratori e quindi migliori condizioni di lavoro (vi si registrano molte meno assenze per malattia rispetto alla media!).
L’iniziativa promossa dalla Commissione Europea è finalizzata pertanto a sostenere la creazione e lo sviluppo delle imprese sociali e ad agevolarne l’accesso ai finanziamenti; inoltre essa riconosce come indispensabile un adattamento del quadro giuridico di riferimento (normativa sugli appalti in primis, ma anche modelli di relazione con le istituzioni locali). Sono interventi necessari per sviluppare quella “economia sociale di mercato altamente competitiva” che è uno dei grandi obiettivi che l’UE si è data con la Strategia Europa 2020.
Quello tratteggiato a Bruxelles è un interessante piano d’azione, che fissa undici azioni specifiche (raggruppate in tre assi strategici), da realizzare a breve termine, finalizzate tanto alla creazione quanto allo sviluppo delle imprese sociali.
Per quanto riguarda il miglioramento dell’accesso delle imprese sociali ai finanziamenti si prevede: 1. l’elaborazione, entro la fine del 2011, di un quadro regolamentare europeo per i fondi di investimento solidale; 2. una spinta alla diffusione del microcredito in Europa, anche attraverso una semplificazione dei vincoli giuridici e istituzionali; 3. la creazione – a livello europeo – di uno strumento finanziario di 90 milioni di euro, per facilitare l’accesso ai finanziamenti; 4. l’introduzione delle imprese sociali tra le priorità per gli investimenti del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e del Fondo sociale europeo (FSE).
Per quanto attiene invece la necessità di migliorare la visibilità dell’imprenditoria sociale si procederà a: 5. elaborare, con le parti interessate, una mappa completa delle imprese sociali in Europa e soprattutto dei modelli e delle buone pratiche più rilevanti; 6. creare una banca dati pubblica dei marchi e delle certificazioni applicabili alle imprese sociali in Europa; 7. rafforzare le competenze delle amministrazioni nazionali e regionali perché predispongano (e armonizzino, aggiungiamo noi) misure di sostegno, promozione e finanziamento delle imprese sociali; 8. creare di canali di comunicazione e di scambio destinati agli imprenditori sociali, agli incubatori e ai cluster di imprese, nonché agli investitori sociali, anche per far meglio conoscere i vari programmi dell’UE di sostegno migliorare l’accessibilità agli aiuti.
Non da ultimo, per quanto riguarda il miglioramento del contesto giuridico delle imprese sociali, la Commissione promuoverà: 9. la semplificazione del regolamento sullo statuto della società cooperativa europea, la predisposizione di un regolamento che istituisca uno statuto della fondazione europea ed anche lo studio sulla situazione delle mutue; 10. il potenziamento dei criteri di qualità e alle condizioni di lavoro nell’attribuzione degli appalti pubblici, soprattutto nel caso di servizi sociali e sanitari; 11. la (tanto necessaria) semplificazione delle norme di attribuzione degli aiuti pubblici a favore dei servizi sociali e locali.
I tempi di attuazione del piano si scandiranno in maniera molto serrata (il testo legislativo relativo ai fondi d’investimento solidale dovrebbe essere adottato dalla Commissione entro la fine del 2011, le altre azioni seguiranno subito dopo) e un gruppo consultivo multilaterale sull’imprenditoria sociale esaminerà lo stato di avanzamento delle misure proposte.
Sono misure di supporto che devono accompagnare una più ampia riscossa della cultura e della responsabilità sociale di tutti, persone, istituzioni, imprese. L’Europa ha riscoperto la capacità di costruzione dell’impresa sociale, ma sa benissimo che “Social innovations require new thinking, new ways of acting, new ways to (e)valuate results”, l’innovazione sociale necessita di un nuovo modo di pensare, nuovi percorsi d’azione, nuove modalità per valutare (e valorizzare) i risultati.
(Michelangelo Penna)