Otto morti e 317 feriti è il tragico bilancio degli scontri al Cairo, in piazza Tahrir. La guerriglia si è riaccesa ieri tra manifestanti e forze dell’ordine egiziane, ma ancora stamattina sono visibili colonne di fumo nero che si levano dalla piazza. Stando alle prime ipotesi, i militari avrebbero bruciato le tende dei manifestanti: una guerriglia che avrebbe provocato almeno otto morti e 317 feriti, secondo quanto affermato dal premier Kamal El Ganzouri in una conferenza stampa.
Il primo ministro ha inoltre additato i manifestanti come “controrivoluzionari”: le persone in piazza coinvolte negli scontri “non fanno parte della rivoluzione, ma sono un attacco ad essa” – ha dichiarato Ganzouri. Dunque un attacco controrivoluzionario che a sua detta sarebbe stato messo in atto da “forze interne o esterne che cercano di scatenare un’escalation in un momento in cui la situazione evolve verso la calma”. Il premier ha assicurato che i colpevoli non resteranno impuniti: “i fatti di ieri saranno giudicati dalla magistratura” ha detto sempre in conferenza stampa al Cairo. “Non faremo ricorso alla forza per disperdere le manifestazioni pacifiche”, ha aggiunto poi Ganzouri, precisando che ieri “l’esercito non ha fatto uso di pallottole per disperdere il sit-in”.
Infine ha rassicurato le famiglie dei “martiri e dei feriti” che “saranno ricompensate pienamente”.
Gli scontri erano iniziati già venerdì mattina: a scatenare la guerriglia le dichiarazioni di un manifestante sanguinante che diceva di essere stato bloccato e picchiato dalle forze dell’ordine. I suoi amici avrebbero quindi risposto lanciando pietre contro i militari. Allora i soldati hanno iniziato a sparare in aria e a usare cannoni ad acqua contro i manifestanti.
Nel corso della mattinata le forze dell’ordine hanno ripreso il controllo degli ingressi della sede del Governo, dove la guerriglia è andata avanti per tutta la notte. Dopo poche ore di calma, un gruppo di dimostranti ha cominciato a lanciare pietre e bombe molotov.
Kamal El Ganzouri era stato premier sotto Hosni Mubarak dal 1996 al 1999 e la sua nomina al potere da parte dell’esercito ha scatenato a partire dallo scorso 25 novembre una nuova ondata di proteste: tra le varie richieste dei manifestanti c’è anche quella di un passaggio dei poteri dal Consiglio supremo delle forze armate all’autorità civile.