Tensione in Oriente all’annuncio della morte del dittatore nord coreano Kim Jong-il. Il presidente della Corea del Nord che da decenni teneva il suo Paese in quella che è la più rigida dittatura ancora di stampo stalinista, è morto a 69 anni per attacco cardiaco. La notizia è stata data alla televisione di Stato da una annunciatrice che è scoppiata in lacrime in diretta commentando che la morte è stata causata dalla fatica fisica per il troppo lavoro. La notizia ha provocato immediato allarme nei Paesi dell’area, la Corea del Sud in primis che ha messo in allarme il suo esercito, così come in stato di allarme sono Giappone e Stati Uniti, in contatto diretto anche con la Cina. La morte del dittatore infatti potrebbe avere ripercussioni inaspettate sul delicatissimo quadro della zona: Corea del Sud e Corea del Nord sono infatti in equilibrio precario da sempre con continue provocazioni militari da parte del regime comunista del nord. Ripercussioni anche economiche per il timore che porta con sé la notizia: le borse asiatiche sono in perdita con Tokyo che denuncia un meno 1,26%. Kim Jong-il era stato al potere per quasi vent’anni, diciassette per l’esattezza, grazie al sostegno esterno della Cina tenendo la sua nazione nell’isolamento e nella povertà più assolute. Il dittatore sarebbe morto sabato mattina mentre si trovava in treno per una visita ufficiale nel suo Paese. Nel 2008 aveva subito un primo attacco cardiaco. A succedergli , in una sorta di monarchia assoluta ereditaria, il figlio Kim-Jong-un, già designato da tempo: recentemente era stato promosso generale e diventato leader del Partito comunista nordcoreano. Kim Jong-il a sua volta era succeduto al padre, che aveva retto con pugno d’acciaio la Corea del Nord dal giorno dell’indipendenza nel 1948 al 1994. Il soprannome datogli in patria era quello di “Caro leader”: l’esercito nordcoreano è considerato la quarta più grande potenza militare al mondo. Il funerale del padre è previsto il 28 dicembre: nessuna delegazione straniera sarà invitata, come è già stato fatto sapere. Il lutto nazionale invece durerà ben dodici giorni, dal 17 al 29 dicembre. Con la successione del figlio, non si apre alcuna possibilità di riforme democratiche in un paese che vive nell’immobilismo più totale. E se la Cina, alleato fedele, manda le sue condoglianze al popolo nordcoreano, gli Stati Uniti con le parole del presidente Obama fanno sapere che l’impegno per la sicurezza del loro alleato, la Corea del Sud, e per la stabilità della penisola, viene ribadito ora più che mai.
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