Quella secondo cui l’agenzia di classificazione (rating) Standard & Poor’s starebbe per declassare sei paesi dell’eurozona, sin qua beneficiati del massimo punteggio, è una notizia che conferma ancora una volta come non tutto il male (in questo caso il male costituito dallo sproporzionato potere di cui oggi questi organismi dispongono) venga per nuocere. In valore relativo il maggior debito è quello italiano, ma in valore assoluto è quello tedesco, e soprattutto è il debito pubblico complessivo dell’eurozona a mettere in crisi l’euro, e non il nostro soltanto.
All’ombra della crisi dell’euro la Germania e la Francia stanno facendo un gioco squisitamente politico, e che dunque va ben oltre la pur importante posta economica in gioco. Forti del loro stabile legame, che a norma del trattato dell’Eliseo è per certi aspetti quasi confederale, Berlino e Parigi mirano a far leva sulla crisi per riorganizzare l’Unione europea come una specie di moderno impero franco-tedesco.
Dalle indiscrezioni che circolano in questi giorni tale è in sostanza il contenuto della riforma dei trattati europei che Angela Merkel e Nicolas Sarkozy vogliono mettere sul tappeto domani, alla riunione dei Paesi membri dell’Eurozona e il giorno dopo, venerdì, al vertice dei capi di Stato e di governo dell’intera Unione.
Tanto più considerando ciò che Mario Monti ha detto ieri sera in tema di Unione europea nel corso dell’intervista televisiva fattagli in prima serata su Raiuno da Bruno Vespa, c’è da sperare che il nostro nuovo premier non andrà a queste riunioni con il cappello in mano. Il combinarsi delle pretese egemoniche della Germania, cui la Francia di Sarkozy fa da inconsapevole scudiero, con il neo-autoritarismo tendenziale (e ahimè anche spesso attuale) delle istituzioni della Ue, rischia di farci sprofondare in pochi decenni, se non forse in pochi anni, nel gorgo di una nuova tirannide del tipo di quella profeticamente descritta nel 1907 da Robert Hugh Benson nel suo Il padrone del mondo.
La situazione immaginata da Benson è ovviamente a forti tinte romanzesche, ma che dire dell’idea di Merkel e Sarkozy di imporre a tutti gli Stati membri di mettere nelle loro Costituzioni l’obbligo del pareggio del bilancio dello Stato e poi di attribuire alla Corte Europea di Giustizia il potere di sindacare al riguardo? Siamo allo scavalcamento della sovranità e della responsabilità del popolo, dunque della democrazia, ad opera di un nuovo Grande Inquisitore. Al di là della questione certo grave ma non eterna del suo sproporzionato debito pubblico, l’Italia è un Paese fondatore dell’Unione europea nonché un Paese-chiave dell’Europa in quanto tale da un punto di vista sia culturale che geopolitico.
Dobbiamo augurarci pertanto che il nostro governo, senza lasciarsi annichilire dal peso dell’immediato, per noi e per tutti difenda con forza in sede europea sì la causa dell’euro, ma anche una causa più importante: quella della libertà.
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