Il presidente siriano Bashar al-Assad non demorde. E, oltre a continuare a oltranza nel soffocare le proteste degli oppositori al suo regime nel sangue, si è espresso pubblicamente professando la sua estraneità ai fatti. In un’intervista all’emittente americana Abc ha infatti fatto sapere di non essere responsabile degli oltre 4mila morti che, dall’inizio delle proteste, hanno insanguinato il paese. Secondo Bashar al-Assad, infatti, tra costoro vi sarebbero in larghissima parte vittime fedeli al regime e – questo è il suo ragionamento – i colpevoli di tali morti sarebbero, di conseguenza, i manifestanti. Assad ha inoltre sottolineato come tra soldati e poliziotti vi sarebbero almeno 1100 vittime e che se qualche agente delle forze di sicurezza ha abusato dei suoi poteri si tratta esclusivamente di casi isolati non ascrivibili a dei suoi ordini. Assad ha anche dichiarato di sentirsi assolutamente legittimato tuttora dal consenso popolare. Consenso che, nel momento in cui si accorgesse cheè venuto a mancare, non esiterebbe a lasciare il comando, anche laddove qualcuno gli chiedesse di rimanere.



Mentre la giornalista Barbara Walters lo incalzava circa le violenze che stanno continuando ad avvenire nel Paese, Assad si è limitato a rispondere di essere il presidente e non il padrone della Siria. Ha anche aggiunto che le forze che, eventualmente, si trovano ad avere le responsabilità nelle uccisioni non dipendono da lui. Nel frattempo, gli Usa e non solo sembrano sempre più intenzionati a dar vita ad azioni di forza contro il regime. Gli organi di informazione egiziani avevano parlato di navi da guerra americane e russe lanciate in direzione Siria, mentre ieri, secondo la tv satellitare al-Arabiya un sottomarino nucleare Usa avrebbe attraversato il Canale di Suez dal Mar Rosso al Mediterraneo e sarebbe diretto verso la Siria. Nel frattempo, la Siria, si starebbe preparando con una serie di esercitazioni militari. Secondo il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, non solo Assad va deposto, ma i siriani si devono impegnare per una transizione verso uno stato di diritto.



«Una transizione democratica comprende più della semplice rimozione del regime di Assad. Significa mettere la Siria sul cammino verso lo stato di diritto e proteggere i diritti universali di tutti i cittadini indipendentemente dalle etnie, dal genere e dalle sette», ha dichiarato in un incontro a Ginevra con i membri dell’opposizione al regime di Assad.

Leggi anche

Abu Mazen: "Pace con Israele? Ne ho parlato con Trump"/ "Lascino Gaza, Anp pronta a gestire la Striscia"