Da quando in Tunisia è caduto il governo di Ben Ali, a seguito delle rivolte scoppiate in tutto il paese, l’Unione europea sembra aver assunto un ruolo di leadership nell’accompagnare la transizione democratica del paese nordafricano.
Il Consiglio europeo, riunitosi alla fine di gennaio, aveva espressamente annunciato che “l’Unione europea è determinata a sostenere pienamente i processi di transizione verso la governance democratica, il pluralismo, migliori possibilità di prosperità economica e di inclusione sociale e una maggiore stabilità regionale”.
Lo scorso 3 febbraio, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione nella quale si conferma la volontà di perseverare nell’implementazione delle clausole in favore dei diritti umani durante la stipula degli accordi con i paesi terzi. Il documento propone altresì “alla Commissione europea e alla Banca europea degli investimenti di sostenere la Tunisia attraverso prestiti a tasso agevolato, per consentire all’economia tunisina di diversificarsi e offrire prospettive di lavoro qualificato ai giovani tunisini, nel quadro di un autentico contratto di sviluppo che favorisca gli investimenti produttivi locali ed esteri”.
Questo cambiamento in senso democratico, auspicato da tutti, dovrà essere accompagnato da azioni concrete del nuovo Governo, soprattutto per affrontare nel modo migliore ciò che ha scatenato la rivolta e che ha rovesciato il regime di Ben Ali. Dal 3 al 6 febbraio ho fatto parte della delegazione ad hoc del Parlamento europeo in Tunisia, che aveva l’obiettivo di creare le condizioni affinché i propositi espressi avessero un reale seguito.
Siamo stati ricevuti dal Primo Ministro, Mohammed Ghannouchi, dal ministro degli Esteri, Ahmed Ounais, dal ministro della Difesa, Abdlkrim Zbidi e dal ministro della Giustizia, Lazhar Karoui Chebbi. Abbiamo incontrato inoltre i leader delle principali forze politiche.
Le prime decisioni prese dal nuovo esecutivo appaiono incoraggianti: amnistia generale, legalizzazione dei partiti politici e delle Organizzazioni non governative, adesione allo statuto della corte criminale internazionale e alla convenzione Onu contro la tortura. La delegazione ha riaffermato l’impegno del Parlamento europeo per l’Unione europea di muovere tutti gli strumenti necessari, compresa la politica di vicinato (da rivedere), a supporto della popolazione tunisina, della transizione democratica, della società civile e delle riforme necessarie per raggiungere un’indipendenza giudiziaria e per una ripresa economica.
Gli incontri con alcune organizzazioni della società civile hanno permesso alla delegazione di verificare la determinazione di questi attori nel processo di rafforzamento della democrazia in Tunisia. È urgente una conferenza dei donatori dedicata alla Tunisia per scongiurare il rischio di nuove tensioni sociali, anche perché i dati sono a dir poco preoccupanti: la disoccupazione giovanile è tra il 40 e il 50%, mentre gli introiti per il turismo hanno subito recentemente un calo del 40%.
A dicembre i prezzi mondiali dei beni alimentari, misurati secondo il sistema dell’Onu, hanno fatto segnare il record da quando vengono monitorati (1990). Tali prezzi stanno continuando ad aumentare. Se non si troveranno le contromisure adeguate, il nuovo Governo avrà vita brevissima e il moltiplicarsi di moti più o meno violenti paralizzerà il paese per tanto, troppo tempo.