Sono stati giorni al cardiopalma, degni di un film. In Egitto, nelle ultime ore, si sono vissuti attimi da mettere a dura prova anche i più insensibili.
Fino a ieri sera la pervicacia di Mubarak sembrava essere inscalfibile. Il rais non si sarebbe dimesso, nonostante l’onda della piazza minacciasse di travolgere da un momento all’altro il palazzo. I primi segni di cedimento sono arrivati una decina di giorni fa, quando Mubarak ha nominato Suleiman, ex dominus dei servizi segreti egiziani.
L’altro ieri i militari hanno fatto trapelare che il rais si sarebbe dimesso. Segnale che negli ultimi giorni l’esercito stava accentrando sempre più nelle proprie mani autonomie decisionali di governo. Analisi confermata dall’ultimo sussulto d’orgoglio del faraone, il quale, presentatosi davanti agli schermi, aveva pervicacemente annunciato di voler portare a termine il mandato, pur devolvendo parte dei poteri al proprio vicepresidente.
Ed è stato proprio Sueliman a dare la notizia al Paese del dimissionamento del rais: «Cari cittadini, a causa delle difficili circostanze che il paese sta attraversando il presidente Mohammed Hosni Mubarak ha deciso di dimettersi dalla carica di presidente della Repubblica e ha incaricato il Consiglio Supremo Militare di gestire gli affari della nazione».
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