Giornata di scontri violenti ieri a Teheran, dove migliaia di manifestanti sono cessi nelle strade al grido di “Morte al dittatore”. La rivoluzione egiziana contagia il mondo islamico.
 

La manifestazione di ieri, non autorizzata, era nata come momento di solidarietà con le rivolte che stanno scoppiando nel mondo arabo, dalla Tunisia all’Egitto, dall’Algeria allo Yemen. La polizia iraniana ha reagito duramente per disperdere la folla poi c’è stato un morto e almeno 250 arresti. Gli scontri si sono verificati in piazza Enghelab e diverse persone sono state arrestate. E’ il “popolo verde” che dopo le manifestazioni di alcuni mesi fa è tornata in piazza, proteste si sono verificate anche fuori Teheran, nelle città di Isfahan e Shiraz.



La polizia iraniana ha anche fermato il console spagnolo a Teheran, Ignacio Perez Cambra, trattenuto per quattro ore in un commissariato e poi rilasciato. “Sono stato sicuramente in via Enghelab, la strada di Teheran teatro della protesta ma”, dichiara il diplomatico, “sempre nei limiti delle capacità stabilite dalla convenzione di Vienna”. Intanto su Twitter dilaga la protesta ed è anche l’unico modo per tenere i contatti con i rivoltosi.



Il Dipartimento di Stato americano ha cominciato a inviare messaggi in farsi su Twitter agli iraniani, consapevole dello "storico ruolo" svolto fin qui dai social network nelle proteste. Il flusso è cominciato domenica, quando gli Usa hanno accusato il regime di Teheran di ipocrisia perché, mentre a parole ha appoggiato le rivolte anti-governative in Egitto, ha poi cercato di soffocare le manifestazioni organizzate in Iran a sostegno delle rivolte popolari che stanno dilagando in tutto il Medio Oriente.

L’ultimo ‘tweet’, oggi, mentre da Teheran arrivavano le prime notizie degli scontri tra forze dell’ordine e manifestanti: sull’account, USAdarFarsi, Washington ha invitato Teheran a permettere "alle persone che godono degli stessi diritti universali di riunirsi pacificamente e di manifestare come al Cairo".