Separati prima della luna di miele. Sarebbe da iscrivere nel Guiness dei primati, se non fosse che questa storia non ha nulla a che vedere con le vicende sbandierate in prima serata da Maria De FIlippi & co. Incontro George un venerdì pomeriggio, a Gerusalemme, mentre lavora. Ha 33 anni, fa il programmatore informatico ed è tornato da qualche mese a Gerusalemme dopo aver vissuto 15 anni in Italia, di cui ora è anche cittadino.



Marito di Laila, che ha portato all’altare il 16 gennaio scorso a Betlemme. Certo non capita a tutti i fidanzati di convolare a nozze proprio nella basilica della Natività. Ma non è questo evento che spiega l’eccezionalità della storia. Dopo il “Sì” più importante della loro vita, avrebbero dovuto partire tre giorni dopo per Instanbul. Inseme, i due novelli sposi mano nella mano sull’aereo che sorvola quella che i turchi definivano la “Città” per antonomasia. Anche il gesto più naturale del mondo però in queste terre non può mai essere dato per scontato.



Appunto, perché George, nonostante abbia un passaporto italiano e la fama di essere davvero un bravo ragazzo, ha un’unica macchia nel suo curriculum vitae: l’origine palestinese. Tutti coloro che hanno avuto la “sfortuna” di nascere dentro il muro (prima o dopo la sua costruzione…) non possono in alcun modo varcare la soglia di Israele.

Si legge ancora il rammarico nel volto di George: “Incredibile no?” Già. E può ancora dirsi privilegiato, lui che se non altro ha ottenuto un permesso lavorativo qui a Gerusalemme. “Ma per partire da Tel Aviv, non ho neanche provato a chiederlo – prosegue – mi avrebbero dato una risposta poco prima del volo”. E allora? “Ho prenotato il volo da Amman, in Giordania, mentre Laila, che è arabo-israeliana, è partita da lì. Neanche a pensarci di farla venire ad Amman”.



E così i due sposini appena congiunti si sono separati. “Ci vediamo domani”, ha detto George prima di lasciare Laila e affrontare il lungo viaggio per Amman. “Speriamo”, ha aggiunto lei, che incontro poco dopo aver lasciato George, all’uscita dal lavoro. “Tra l’altro non siamo neanche riusciti a partire il 19, perché l’aeroporto di Amman era chiuso per l’arrivo del presidente russo”. Di corsa a cambiare il biglietto, per non rischiare di dover prolungare ulteriormente la permanenza a Betlemme. Oltre al danno, la beffa. “Quella sera sono andata a dormire dai miei genitori. Proprio quando si erano liberati di me mi hanno vista ripiombare in casa”. Sorride, nelle sue parole c’è ancora il desiderio di riderci su. “George invece ha dormito da solo in un Hotel lì ad Amman”.

Poi il giorno dopo finalmente in volo. Lei da Tel Aviv e lui dalla Giordania. Per incontrarsi di nuovo nella città dove, dice Laila, “a vederla si ferma il cuore”. E dove si sono fermati per questi meritati cinque giorni di luna di miele. Presa nel racconto, a un certo punto si ferma: vede George che si avvicina verso di noi.

 

Si mettono a scherzare, non capiscono come un fatto così banale possa suscitare tanto interesse. In fin dei conti si sono sposati e questo basta. Sono felici. I veri problemi nascono adesso. “La nazionalità dei figli, il problema dei permessi per viaggiare, la richiesta da presentare a Israele per il congiungimento della famiglia…”.

Passaggi che richiedono una lotta contro le intricate procedure burocratiche. Tante, troppe incertezza, ma un desiderio sul futuro molto chiaro “Avere una famiglia, dei figli, la serenità”. Non la luna, direbbe Fiordaliso, ma una famiglia. La cosa più normale di questo mondo. “Non sappiamo se vedremo un cambiamento in questo paese, quello che sta accadendo adesso ci preoccupa (si riferiscono ai recenti fatti accaduti in Egitto, ndr.). Forse lo vedranno i nostri figli”. Ma questo adesso non importa. Sono tornati. Si abbracciano, e li osservo mente si avviano insieme verso casa. Uniti finchè “morte non li separi”. O, se preferite, qualche legge…

(Andrea Avveduto)

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