La rivoluzione ha invaso Tripoli. La capitale dello stato africano è in fiamme, saccheggi e incendi nei palazzi del governo. Nessuno sa che fine abbia fatto Gheddafi, il dittatore era stato dato in partenza alla volta del Venezuela già ieri sera.

Solo a Tripoli ci sarebbero già circa 60 morti, mentre negli incidenti dei giorni scorsi nelle altre città libiche i morti sarebbero circa 300. Secondo il sito di informazioni libico al-Manara ci sono bande armate che stanno attaccando la sede della tv pubblica e alcuni palazzi governativi, compresa la residenza di Gheddafi. Altri uomini armati hanno attaccato la caserma di al-Baraim. Ci sono cecchini sui tetti che sparano ai manifestanti sulle strade. L’esercito, secondo le frammentarie notizie che arrivano dalla Libia, si starebbe schierando con gli insorti.



La UE sta pensando di far evacuare tutti i cittadini europei presenti in Libia. Un aereo della Turkish Airlines che voleva riprotare in patria i cittadini turchi non ha potuto atterrare ed è dovuto tornar indietro. Finmeccanica ha già iniziato l’evacuazione dei propri dipendenti (meno di dieci), mentre l’Eni fa sapere che al momento le operazioni del gruppo in Libia procedono nella normalità. La Shell ha evacuato le famiglie dei propri dipendenti in Libia. La Bp ha avviato i preparativi per evacuare i dipendenti «non essenziali» e «alcuni familiari».



Ieri il figlio di Gheddafi era apparso in televisione minacciando gli insorti di una dura repressione, Ha accusato imprecisate forze straniere di aver organizzar la rivolta. Per il figlio del dittatore ci sarebbero islamisti, organi di informazione, teppisti, ubriachi, drogati e stranieri dietro la rivolta.

«Arriveranno le flotte americane e europee e ci occuperanno», ha avvisato. Ha minacciato quindi di «sradicare le sacche di sedizione», in quanto «il nostro non è l’esercito tunisino o egiziano. Combatteremo fino all’ultimo uomo, all’ultimo proiettile». Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, si è detto «molto preoccupato per le ipotesi che stanno emergendo in queste ore di un emirato islamico a Bengasi».



Al suo arrivo alla riunione dei capi delle diplomazie dell’Ue, il titolare della Farnesina ha affermato: «Si stanno affermando ipotesi di emirati islamici a est e questo, a pochi chilometri dall’Italia, sarebbe un fattore di grande pericolosità. Sono molto preoccupato per una Libia divisa a metà tra Tripoli e la Cirenaica». Frattini ha affermato che l’Ue «non deve interferire» nei processi di transizione in corso nel mondo arabo cercando di «esportare» il proprio modello di democrazia.