Salgono a mille i morti in Libia, mentre sono ripresi i bombardamenti sulla popolazione.
Sono saliti a mille i morti nel corso dei bombardamenti del governo libico contro la sua stessa popolazione. Lo ha riferito il presidente della Comunità del mondo arabo in Italia (Comai) Foad Aodim, che chiede al governo italiano di mobilitarsi per inviare al più presto aiuti nel Paese, specialmente medicinali. Il bilancio è destinato ad aumentare, dato che oggi come riposta Al Jazeera sarebbero ripresi. Nel frattempo le milizie paramilitari fedeli a Gheddafi hanno di nuovo aperto il foco contro i manifestanti a Tripoli, nel quartiere di
Fashlun, obiettivo ieri dei caccia militari. Le città finite in mano ai manifestanti, al momento, sarebbero Bengasi, Ifhr, Sirte, Torbruk, Misrata, Khoms, Tarhounah, Zenten, Al-Zawiya e Zouara. Solo Tripoli sarebbe ancora in mano a Gheddafi.
Aumenta la preoccupazione per il gas proveniente del Paese. Eni, nel pomeriggio, ha comunicato di aver chiuso il gasdotto di GreenStream, che trasportava 9,2 miliardi di metri cubi di gas in Italia. «Ci sono stoccaggi non utilizzati. Non c’è motivo di preoccupazione», spiega il sottosegretario Stefano Saglia riferendosi a Transitgas, il gasdotto che dal nord Europa porta gas nella Penisola. «Per l’Italia non ci sono problemi di approvvigionamento di gas», ha spiegato Marlene Holzner, portavoce del commissario Ue all’Energia, Gunther Oettinger. «Dalla Libia arriva circa il 12% dell’approvvigionamento all’Italia, che è una quantità piccola sul totale. L’ammontare maggiore arriva dall’Algeria con il 33%, mentre dalla Russia arriva il 30% e dall’Olanda il 19%». In ogni caso, ha precisato, «c’è una grande quantità di gas sul mercato e quindi ce n’è a sufficienza in caso ci fosse un’interruzione della fornitura di gas».
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Per quanto riguarda i connazionali presenti in Libia, un C-130 dell’aeronautica militare italiana sarebbe sul punto di rimpatriarne 100 da Tripoli, ma l’aeroporto è stato distrutto dai bombardamenti. Altri due aerei di Alitalia dovrebbero partire verso il Paese.
Il premier italiano Silvio Berlusconi ha fatto sapere, dopo giorni di silenzio e in seguito alle critiche giunte dall’opposizione ma anche da diversi alleati, che telefonerà al leader libico Muhammar Gheddafi per chiedergli di cessare le violenze contro i manifestanti. A proposito della risposta data ai cronisti sabato («non lo chiamo per non disturbarlo»), interpretata in Europa come un’attenzione troppo riguardosa nei confronti del dittatore, fanno sapere fonti di i di Palazzo Chigi che si è trattato di una reazione istintiva dovuita al fatto che Berlusconi non avesse ancora realmente compreso la gravità della situazione.
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