Il Sole ospita oggi in prima pagina un articolo di Khaled Fouad Allam, professore universitario, ex deputato del Pd. Il giudizio sulla situazione attuale è molto drastico: “L`emergenza di oggi è il frutto dell`assenza di una politica europea pensata ieri”. Per Allam è sbagliato paragonare ciò che sta succedendo in nord Africa con la caduta del Muro nel 1989.
“Questo paragone è accettabile fino a un certo punto, perché dopo il crollo del muro l`Unione europea avrebbe accettato il progressivo ingresso di questi paesi. In effetti oggi i membri sono 27 e stati dell`ex cortina di ferro come Bulgaria, Ungheria o Estonia sono parte integrante dell`Europa. È evidente che questo processo ha permesso di ammortizzare quell`enorme cambiamento storico: perché anche in quegli anni nessuno se l`aspettava, ed è bastato che la folla distruggesse il muro per cambiare la direzione della storia, mentre solo un anno prima le cancellerie occidentali temevano l`arrivo a Vienna dei carri armati sovietici.” Per Allam invece il contesto arabo è molto diverso: totale incertezza su come le cose si evolveranno. “Le uniche certezze che abbiamo sono la decomposizione delle vecchie strutture statali dei regimi e la fuoriuscita degli immigrati. Siamo nel mezzo di un passaggio tra due momenti della storia che riempie le pagine de nostri giornali di ipotesi, inquietudini e paure”.
Il problema, scrive, è il totale fallimento del processo di Barcellona, “che avrebbe dovuto creare un nuovo spazio euromediterraneo: tante promesse, ma pochissime realizzazioni concrete”. Kalem dà la colpa all’Europa: “L’iperburocratizzazione del progetto euromediterraneo ne ha fortemente indebolito la capacità di incidere sui processi di trasformazione di quelle società. C`è un tassello mancante all`origine dei disastri che vivremo nei prossimi anni: è l`assenza di una visione politica della sponda sud del Mediterraneo, e della consapevolezza che una relazione fra le due sponde avrebbe potuto creare un inedito spirito co struttivo per uno spazio euromediterraneo. Sembra che tutto sia stato pensato come se la sponda sud dovesse limitarsi a svolgere il ruolo di cintura di sicurezza per frenare islamismo e immigrazione. Non aver pensato a una reale costruzione politica ha fatto sì che quelle società si siano sentite abbandonate dal nord, e non capite né dai loro regimi né dall`Europa”.
E adesso l’Europa è del tutto impreparata ad affrontare la situazione: “c`è solo il vuoto e l`emergenza; ma nell`emergenza è contenuto l`enorme rischio di non poter controllare fenomeni di dimensione epocale. È proprio nel vuoto della storia che si insediano i pericoli: pericoli di tutti i tipi, che divengono tensioni e poi conflitti. E in questa cacofonia si sente affermare di tutto: fare la guerra agli immigrati, attuare il respingimento eccetera. Mentre il compito della politica, proprio in questo momento, sarebbe quello di anticipare il rischio di eventi catastrofici e dare a questi popoli la speranza di costruire nuove società democratiche e uno sviluppo economico e sociale”.
Kalem fa poi un lucido esame della situazione demografica europea: ” L`impatto dell`invecchiamento è ignorato praticamente da tutti, a parte i demografi e gli statistici. Questo fa dire agli esperti che, qualunque sia il livello di immigrazione, il deficit pensionistico è ineluttabile se l`età alla quale la gente non lavora più rimane quella di 65 anni; nel 2050 ci saranno due persone in età lavorativa per ogni pensionato, mentre oggi il rapporto è di quattro a uno. Il partenariato economico, politico e socioculturale che lega le due sponde del Mediterraneo è oggi in piena crisi, e il crollo dei regimi ne accelererà il processo; se un tale partenariato non unifica la dinamica europea, il Mediterraneo tende a divenire una regione periferica dell`Europa e una frontiera identitaria e culturale. Ma ecco di nuovo la contraddizione: nel momento in cui gli europei si barricano dietro queste frontiere, le società del sud del Mediterraneo non sono mai state così vicine all`Europa attraverso i media, internet.”