E tornato in pubblico a parlare alla folla, Gheddafi. E’ apparso ben circondato da guardie del corpo su un alto muro che troneggia in piazza a Tripoli davanti ai suoi sostenitori. Un discorso improvvisato al momento fatto di slogan. «Lotteremo fino alla morte per la Libia, La rivoluzione ha reso la Libia il leader del terzo mondo, vi chiedo di cantare ballare e gioire».
«I depositi di armi – ha aggiunto – sono aperti per armare il popolo e assieme combatteremo, sconfiggeremo e uccideremo chi protesta. Sconfiggeremo i rivoltosi come abbiamo sconfitto l’Italia». E poi: «Guarda Europa, Guarda America, questo è il popolo libico, questo è il frutto della Rivoluzione». Ma la morsa si sta stringendo su di lui con scontri e decine di morti nella capitale. Secondo Al Jazeera a Tripoli è in corso una carneficina. L’aeroporto internazionale di Tripoli è caduto in mano ai rivoltosi, mentre nel sud est del appare ci sono italiani in gravi condizioni, senza più cibo. Il ministero della difesa assicura che saranno salvati e portati via. I rivoltosi si sono anche impossessati della maggior parte dei pozzi di petrolio e assicurano che non interromperanno le forniture ai paesi europei.
«Quasi tutti i giacimenti petroliferi a est di Ras Lanuf adesso sono sotto il controllo del popolo», ha detto. Abdessalam Najib, ingegnere petrolifero della compagnia libica Agico e membro della coalizione del 17 febbraio. Intanto gli ambasciatori libici dei più importanti paesi occidentali si sono schierati con i rivoltosi. Hafed Gaddur (ambasciatore in Italia), Abdurrahman Shalgam (all’Onu), Omar Jelban (in Gran Bretagna), Salah Zarem (in Francia), Al-Egieli Al Breni (in Spagna), Gamal Barq (in Germania) e i loro colleghi in Grecia e a Malta si appellano al popolo libico “in lotta”: “Popolo nostro – si legge nel documento – in questi momenti noi siamo con te, noi non ti abbandoneremo e ci impegneremo al massimo per servirti” come “soldati leali al servizio dell’unità nazionale, della libertà e della sicurezza” della Libia. “
Noi rimarremo al nostro posto per servire il nostro popolo nei Paesi in cui siamo, nei quali rappresentiamo il popolo libico. Dio abbia misericordia dei martiri del popolo libico”, concludono gli ambasciatori. La Nato segue tutto con attenzione e non esclude un possibile intervento. Si parla anche di un intervento militare delle forze dell’Unione Europea. Arriva anche un commento della Santa Sede: “Sgomento e dolore”. Lo ha dichiarato monsignor Silvano M. Tomasi, osservatore permanente della Santa sede presso l’ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra. “La Santa sede afferma che bisogna anzitutto porre fine a questa violenza e fare in modo che si ritorni ad un dialogo per vedere se si può trovare una soluzione”, ha affermato monsignor Tomasi ai microfoni della radio vaticana. “Queste manifestazioni esprimono la volontà popolare di una partecipazione attiva e democratica nella gestione del paese”.