Se Gheddafi, il colonnello, annuncia guerra e morte contro gli oppositori, il figlio Saif al Islam propone un dialogo con i rivoltosi. Ieri il colonnello è apparso in piazza, ben difeso dai suoi miliziani, producendosi in un discorso dai toni apocalittici: “Sarà un inferno. Chi non mi ama non merita la vita. Abbiamo sconfitto gli invasori italiani e sconfiggeremo ogni tentativo straniero”.
Poco dopo invece il figlio parlando con la stampa estera ha proposto un dialogo tra potere e rivoltosi. L’esercito, ha detto, non è ancora sceso in campo con forza perché spera di negoziare con i ribelli e ha poi aggiunto di sperare in una soluzione pacifica: “Abbiamo a che fare con dei terroristi – ha detto nella tarda serata di ieri Seif al Islam – l’esercito ha deciso di non attaccarli e di dar loro l’opportunità di negoziare. Speriamo di poterlo fare in modo pacifico e lo faremo a partire da domani”. Una spaccatura tra i due rappresentati della famiglia Gheddafi? Abbiamo chiesto a Stefano Torelli del Centro Studi Internazionale Equilibri.net, dedita all’analisi degli eventi e delle dinamiche internazionali, quale sia la vera realtà della situazione del potere di Gheddafi in questo momento.
“Per come Gheddafi si è sempre dipinto” dice Torelli “e per come lo ha fatto con forza nel suo discorso di ieri, lui si ritiene un capo rivoluzionario portato al potere da una rivoluzione. Non, dunque, un presidente eletto in modo più o meno democratico come lo erano quelli di Egitto e Tunisia. In questa ottica per lui è assolutamente improponibile abbandonare il potere. In questi giorni poi si è macchiato di tali crimini che difficilmente troverà un solo paese al mondo che possa offrirgli ospitalità”.
Continua Torelli: “Il figlio Seif invece è una figura ambigua, che forse si è mosso in maniera troppo tardiva. Prima, tre giorni fa, è apparso in televisione facendo un discorso totalmente appiattito sulla posizione del padre (“Abbiamo un piano A, un piano B e un piano C. Il piano A è vivere e morire in Libia, il piano B è vivere e morire in Libia, il piano C è vivere e morire in Libia”., ndr). Poi ha proposto un dialogo con i rivoltosi. Il fatto è che Saif era visto fino a prima della rivoluzione come l’incarnazione del riformismo nel mondo libico. In passato c’erano anche stati scontri accesi tra lui e il padre. Ma onestamente è davvero difficile ritenere che il vero oppositore di Gheddafi possa essere proprio il figlio. Credo si tratti piuttosto di una operazione di facciata. Nel primo discorso Saif abbracciando la posizione del padre ha screditato quell’immagine riformista che aveva. Nelle parole di ieri vedo invece una sorta di compromesso per tentare di salvare lo status quo in una situazione degenerata. Difficilmente il popolo libico potrà prenderlo sul serio”.