Mentre gli Usa non escludono che Gheddafi possa andae in esilio, l’Europa opta per le sanzioni e Londra studia una No Fly zone
Gli Usa non escludono che Gheddafi possa andare in esilio. Lo ha detto il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney secondo il quale «tutte le opzioni restano sul tavolo, compreso l’esilio». Uno scenario, che laddove il Colonnello dovesse definitivamente cadere, rappresenterebbe per lui la migliore delle ipostesi; ma che configgerebbe con l’eventualità sempre più probabile di aprire, a breve, un’inchiesta presso la Corte penale internazionale (Cpi).
Nel frattempo, il commissario Ue all’energia, Gunther Oettinger, ha fatto sapere che il rais non controlla ormai più in principali pozzi di petrolio, mentre l’esercito Usa ha spostato vicino alla Libia la portaelicotteri d’assalto Kearsage con a bordo un contingente di oltre 1.800 marines, cinque caccia bombardieri a decollo verticale Harrier, 42 elicotteri CH-46 Sea Knight e sei SH-60F Seahawk. E se da un lato l’Europa opta per le sanzioni, l’Inghilterra vuole stabilire una no-fly zone sopra il Paese e non esclude l’uso di forze militari.
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«Serve una decisione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che tenga conto delle implicazioni e delle conseguenze. Tutti i ministri che ho incontrato dicono che bisogna andare avanti sulla discussione sulle conseguenze di una no-fly zone. Credo che bisogna tornare a discuterne in termini pratici», è l’opinione in merito del ministro degli Esteri italiano Franco Frattini.
Nel frattempo gli oppositori del regime hanno attaccato le milizie rimaste fedeli una Gheddafi nella base di Misurata e gran parte dell’area sarebbe passata sotto il loro controllo. Un centinaio cadetti dell’accademia militare si sono, inoltre, ribellati agli ordini dei superiori fedeli a Gheddafi e sono stati trasferiti a Tripoli. A Bengasi gli insorti hanno dato vita ad un comitato nazionale e si stanno muovendo verso ovest per unirsi alle forze militari che hanno defezionato per scagliare l’attacco finale a Tripoli