L’Egitto ancora in piazza. Uno dei maggiori leader della protesta, il premio Nobel ElBaradei, ha lanciato un vero ultimatum al presidente Mubarak: oggi infatti è il “venerdì del appartenga”, intesa come l’addio di Mubarak al suo paese.

Ma il presidente egiziano non vuole mollare. “Se lascio adesso sarà il caos” ha detto. Ieri ci sono stati scontri violenti fra le opposte fazioni, i contestatori e quelli pro Mubarak, è stat ucciso uno straniero e in totale ci sono state 13 persone uccise e si è assistito alla caccia ai giornalisti stranieri da parte di miliziani di Mubarak. In strada sono scesi numerosi “baltagi”, gli agenti della polizia segreta, camuffati da simpatizzanti del rais.



Ma gli Stati Uniti sono sempre più schierati dietro i contestatori: secondo indiscrezioni del New York Times, il presidente Barack Obama e i suoi più stretti collaboratori starebbero lavorando per ottenere le dimissioni di Mubarak entro oggi: per questo, il vice presidente Usa Joe Biden ha telefonato questa notte al suo omologo egiziano Omar Suleiman. Si teme che i Fratelli musulmani possano prendere il pieno potere in Egitto, anche se un loro portavoce ha smentito l’intenzione del partito islamico di partecipare a qualunque elezione presidenziale.



L’esercito ha promesso anche oggi che non aprirà il fuoco sui manifestanti. Ieri il capo della diplomazia Usa Hillary Clinton hanno condannato gli attacchi alla stampa.«"Sono totalmente inaccettabili in qualunque circostanza e una violazione delle norme internazionali che garantiscono la libertà di stampa», ha detto il segretario di Stato americano. L’Egitto, ha incalzato Clinton, «deve dimostrare la propria volontà di proteggere i giornalisti, perché la libertà di riunirsi, di parola e di stampa sono pilastri inalienabili", motivo per cui gli Stati Uniti «condannano nel modo più deciso gli attacchi ai giornalisti che stanno seguendo la situazione in Egitto».