Un uomo condannato a morte, in Pakistan, in base alla legge sulla blasfemia è morto in circostanze non sospette. Gli attivisti per i diritti umani chiedono di aprire un’inchiesta.

Ancora una vittima della famigerata e assurda legge sulla blasfemia, in nome della quale il ministro per le minoranze religiose del Pakistan è stato di recente assassinato. A fare la spese della folle legge questa volta è stato una cristiano condannato all’ergastolo in base alla norma e morto in circostanze sospette.



Qamar David, cristiano pakistano originario di Lahore, e residente a Karachi secondo fonti ufficiali sarebbe morto in cella in seguito ad un semplice attacco cardiaco. L’uomo, tuttavia, in passato è stato diverse volte oggetto di violenze e di percosse, in carcere, da parte degli altri detenuti. Ora gli attivisti per i diritti umani chiedono che si apra un’inchiesta per fare luce sull’accaduto e accertare le cause reali del decesso.



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Il vescovo di Islambad, intervistato da Asianew ha parlato di «false accuse», chiedendosi «quanto sangue cristiano dovrà ancora scorrere», prima che la legge venga abolita. L’uomo, che svolgeva il mestiere di imbianchino, era stato accusato l’8 giugno del 2006 da un collega di aver inviato telefonicamente messaggi infamanti nei riguardi di Maometto. Il 25 febbraio 2010, sulla base unicamente della testimonianza dell’uomo, il giudice Jangu Khan, del tribunale di Karachi, ha riconosciuto Qamar David colpevole di «infamanti» dichiarazioni contro il profeta,  condannandolo alla pena capitale, poi comminata in ergastolo.