L’Italia concederà le sue basi militari per permettere alla coalizione dei paesi “volonterosi” di intervenire con raid aerei sulla Libia e far così rispettare la risoluzione 1973 dell’Onu, che autorizza ad un uso limitato della forza – sono escluse azioni di terra – per proteggere i civili dalla repressione del colonnello Gheddafi. La Commissione esteri del Senato ha dato il via libera all’unanimità. Le due commissioni di Camera e Senato non hanno potuto votare congiuntamente perché i senatori della Lega si sono sfilati, facendo scattare la doppia votazione. Le basi italiane interessate dalle operazioni sono quelle di Aviano, Trapani, Gioia del Colle, Amendola, Decimo Mannu, Sigonella e Pantelleria. Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha affermato che la disponibilità italiana non contempla «nessun limite restrittivo all’intervento, quando si ritenesse necessario per far rispettare la risoluzione» dell’Onu.
“Dal punto di vista militare è una risoluzione assolutamente non efficace”: così giudica il generale Jean quanto ha deciso l’Onu con la risoluzione 1973 e cioè l’immediato cessate il fuoco, la no fly zone sui cieli di Libia, l’autorizzazione al ricorso di ogni mezzo necessario per proteggere i civili in particolare nella zona di Bengasi. Jean, analista militare e già numero uno dell’ufficio Pianificazione finanziaria dell’Esercito italiano, non ha dubbi nel ritenerla una risoluzione studiata appositamente per non avere il veto di un paese come la Cina, ma che poi come ogni risoluzione Onu verrà interpretata e applicata a secondo della volontà e delle esigenze del caso.
Al momento la situazione rimane confusa. Gheddafi ha già sfidato la risoluzione Onu con bombardamenti su Misurata. Il portavoce del governo francese ha annunciato che è questione di ore prima dell’attacco delle forze Nato. E mentre anche il Qatar ha annunciato di voler partecipare all’azione militare, si è aggiunta anche la Norvegia. Gli Stati Uniti invece sono in una posizione ancora attendista così come lo sono gli inglesi. Ilsussidiario.net ha chiesto al generale Jean che scenario si sta aprendo dopo la risoluzione Onu.
Generale, la risoluzione 1973 è efficace dal punto di vista militare?
No, non lo è. Ma è l’unica risoluzione che era possibile far passare per non avere il veto della Cina. Teniamo poi conto che oltre alla Cina, si sono astenuti anche Russia, India, Germania e Brasile. Questa astensione è già una limitazione molto forte alla risoluzione stessa. Gli Stati Uniti poi sono indecisi su quale ruolo ricoprire, se offrire solo supporto strategico o partecipare militarmente. Al momento, visto il loro supporto ai Sauditi nella repressione in Barhain, devono stare molto cauti in ogni decisione che coinvolga paesi arabi.
Come mai la Francia invece è così in prima linea nell’invocare l’intervento militare?
Perché i francesi, come gli inglesi d’altro canto, sono estremamente interessati ai giacimenti di petrolio della Cirenaica.
Che differenza c’è dal punto di vista militare fra un intervento in Libia e quello che ci fu nei confronti della ex Jugoslavia?
Quello sulla ex Jugoslavia fu gestito in modo diverso. Intanto non c’era la no fly zone per cui fu possibile un attacco diretto alle truppe di terra. Fu impiegata una quantità notevole di fuoco, furono sganciate migliaia di tonnellate di bombe. Poi furono attaccate le infrastrutture, dato che un attacco aereo è molto più efficace contro le infrastrutture di un Paese che contro delle truppe di terra. Non credo che in Libia si potrà scatenare una analoga potenza di fuoco. La risoluzione approvata dall’Onu, se davvero permetterà di scatenare un attacco contro i carri armati e i cannoni di Gheddafi, servirà a dare un po’ di respiro ai ribelli, ma è di fatto una risoluzione molto blanda. Anche se poi, come sempre con le risoluzioni Onu, ognuno le interpreta e le applica come preferisce.
In caso di attacco Gheddafi ha promesso di trasformare il Mediterraneo in un inferno, potrà davvero essere così pericoloso?
Pe noi italiani il pericolo sono le forniture di petrolio e di gas. La Libia è il nostro principale fornitore di petrolio, se verrà sospesa la fornitura potremmo resistere per un tempo breve ma alla lunga sarebbe un disastro. Dal punto di vista militare Gheddafi è un uomo molto pragmatico. Fa la voce grossa con i deboli e la voce bassa con i forti. In un momento come questo, potrebbe reagire militarmente solo se attaccato di brutto, ma anche allora non gli converrebbe molto. Se poi scatenasse attentati terroristici sarebbe punito davvero duramente, questo lo sa e sa che non gli conviene farli.