Gheddafi è riapparso in tv, di fronte ad una folla di sostenitori, affermando che le rivolte sono state fomentate da Al Qaeda e che il popolo è ancora dalla sua parte.

Gheddafi torna a farneticare in tv di fronte ai suoi sostenitori. Improbabili complotti, accuse poco credibili, retorica e minacce. «Il potere è nelle mani del popolo, sfido chiunque a dimostrare il contrario», dice, in mezzo ad una folla osannante. «Non siamo un regime presidenziale, il nostro sistema è diverso, tutto il potere è nelle mani dei comitati popolari», spiega, rivolto  alla Comunità internazionale che gli chiede di dimettersi. «Il popolo è la guida del paese», continua, negando ciò è di fronte agli occhi di tutti: «dal 1977 non ho più poteri, né di tipo politico né di tipo amministrativo».



Per sminuire le volontà dei rivoltosi, poi, denuncia: «Tutto quello che sta accadendo è solo un insulto alla nostra storia. Ci sono i militanti di Al Qaeda e alcuni libici reduci dall’Afghanistan dietro la rivolta di questi giorni». In ogni caso, continua il Colonnello, la rivoluzione sarebbe stata in gran parte un invenzione della stampa straniera. «Uomini e donne e anziani, tutti si sono uniti nelle dimostrazioni a sostegno del Paese, ma i canali satellitari arabi non l’hanno fatto vedere, perciò vorrei che venissero qui a vedere queste manifestazioni che ci sono in tutto il Paese, visto che voi state sfidando il suo leader e il suo orgoglio».



Del resto, secondo Gheddafi, le rivolte si esaurirebbero unicamente in «una sola e piccola manifestazione nella città di Bengasi». Poi, un attacco al nostro Paese: «Abbiamo costretto l’Italia ad inchinarsi, deve scusarsi per il regime coloniale, ci pentiamo del rapporto che abbiamo avuto con loro, l’Italia dovrà pagare». Laddove la Nato o gli Stati Uniti decidessero di intervenire, infine, Gheddafi avverte: «Combatteremo per la Libia fino all’ultimo uomo e donna». 

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