Padre Bernardo Cervellera commenta per ilSussidiario.net l’uccisione di Shahbaz Bhatti, ministro per i Problemi delle minoranze del Pakistan, l’uomo che si spese pubblicamente per la liberazione di Asia Bibi, contro la legge sulla balsfemia.

E’ stato ucciso Shahbaz Bhatti, il ministro per le minoranze religiose, in Pakistan. Un commando armato, costituito da fondamentalisti islamici,  lo ha crivellato con 30 colpi. Il ministro, confermato nel suo ruolo dopo un rimpasto di governo, aveva solo 35 anni. Si era speso in più  occasioni contro la famigerata legge sulla blasfemia. In particolar modo per la liberazione di Asia Bibi. Come lui, anche il governatore del Punjab, Salmaan Taseer, ucciso dagli integralisti per il medesimo motivo. Padre Bernardo Cervellera, direttore di Asia New, interpellato sulla vicenda da ilSussidiario.net, ha descritto una situazione in cui, di giorno in giorno, si assiste all’acuirsi del fondamentalismo islamico e all’odio contro i cristiani.



Fondamentalismo che individua in chiunque tocchi la legge sulla blasfemia un nemico mortale. «Ringrazio Dio – aveva detto il ministro – per avermi dato questa opportunità di continuare la mia lotta per le minoranze oppresse del Pakistan».

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Un’azione, quella di Bhatti, ostacolata, tra le altre cose, dall’inerzia e dall’incapacità del governo di far fronte all’estremismo. «Il governo di Ali Zardari ha già fatto dei passi indietro», spiega Cervellera. «Quando ci cono state le elezioni aveva promesso che avrebbe eliminato o fatto degli emendamenti alla legge sulla blasfemia. Dopo l’uccisione del governatore e in seguito alla minacce di morte indirizzate alla parlamentare pakistana che aveva proposto gli emendamenti, il partito ha ritirato la proposta di riformulazione della legge».  Un governo guidato da un partito laico, il Partito popolare. «Succube»,  tuttavia, delle formazioni estremiste, molto «presenti nell’esercito e nella società» e decisamente «più forti del partito al potere».



 

Eppure, l’idea di istituire un ministero del genere, continua il direttore di Asia News, «è buona». Il suo compito non consiste unicamente nel contrastare la legge sulla blasfemia, ma nella «tutela di tutte le minoranze laddove siano colpite». Negli episodi, ad esempio, «di discriminazione sociale» o laddove si tenti di «sottoporre i cristiani alla Sharia». In ogni caso, pensare che la situazione pakistana, ad oggi, volga in positivo, ribaltandosi, è «illogico». Cervellera, su questo non ha dubbi. La speranza, specie per i cristiani è che «si continui a difendere la libertà religiosa dove è possibile. E che, soprattutto, si difendano le scuole libere cattoliche, tra i pochi baluardi alla islamizzazione radicale a livello educativo».



 

Resta il caso di Asia Bibi. La cui condizione, difficilmente migliorerà, dopo l’eliminazione del ministro che aveva cercato di difenderla. «Si spera nell’appello», dice Cervellera. Ma «la preoccupazione – conclude – è che i fondamentalisti riescano a raggiungerla in carcere e la uccidano prima ancora di tornare di fronte alla sbarra».